Lennie Tristano | Tristano

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Quest’album dal titolo omonimo di Lennie Tristano segna il debutto del celebre pianista jazz per l’etichetta Atlantic Records che lo pubblicò nel 1956.
All’epoca della sua prima uscita, il disco fu accolto in modo controverso (a dire il vero scioccando letteralmente il mondo del jazz) per l’uso innovativo e tecnologico che Tristano scelse di operare sui primi quattro brani, sovraincidendo più tracce di pianoforte e manipolando le velocità di esecuzione.
Vere e proprie contaminazioni inaudite, all’epoca, nonostante Tristano fosse già considerato come uno dei più grandi innovatori del piano bebop.
Quattro brani, quindi, (
Line Up, Requiem, Turkish Mambo e East Thirty-Second), dove il pianista decise di suonare in trio, affidandosi ad una sezione ritmica composta da Peter Ind al contrabbasso e Jeff Morton alla batteria.

I successivi cinque pezzi raccolgono invece la sessione dal vivo dal concerto registrato l’11 giugno del 1955 presso la Sing-Song Room del Confucius Restaurant di New York. All’opera, qui, troviamo un quartetto d’eccezione con Lee Konitz al sax alto, Gene Ramey al contrabbasso e Art Taylor alla batteria. Tutti i brani sono standard (tra i più noti dei quali These Foolish Things, I Don’t Stand a Ghost of a Chance With You e All the Things You Are) e tutte le performance risultano impeccabili, impreziosite da idee armoniche di ampio respiro e una da bella interazione tra Tristano e Konitz.

lennie tristano

Nel 1997, il New York Times parlò di questo disco come di un autentico capolavoro, mentre la critica in generale lo definì semplicemente splendido, con una interessante contrapposizione tra il Tristano genio ritmico e improvvisatore della prima metà dell’album e quello lirico e oscillante della seconda.

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Tristano, tranne dove indicato diversamente. I brani dall’1 al 4 furono registrati in studio a New York tra il 1954 e il 1955. I brani dal 5 al 9 furono invece registrati dal vivo presso il Confucius Restaurant di New York l’11 giugno del 1955.

  1. Line Up – 3:34
  2. Requiem – 4:53
  3. Turkish Mambo – 3:41
  4. East Thirty-Second – 4:33
  5. These Foolish Things (H. Link, H. Marvell, J. Strachey) – 5:46
  6. You Go to My Head (J. F. Coots, H. Gillespie) – 5:20
  7. If I Had You (J. Campbell, R. Connelly, T. Shapiro) – 6:29
  8. I Don’t Stand a Ghost of a Chance With You
    (B. Crosby, N. Washington, V. Young) – 6:07
  9. All the Things You Are (O. Hammerstein II, J. Kern) – 6:11

Musicisti:

Brani 1-4

  • Lennie Tristano – Piano
  • Peter Ind – Contrabbasso
  • Jeff Morton – Batteria

Brani 5-9

  • Lennie Tristano – Piano
  • Lee Konitz – Sax alto
  • Gene Ramey – Contrabbasso
  • Art Taylor – Batteria

My Favorite Things: Coltrane at Newport

my favorite things coltrane at newport

Pubblicato dalla Impulse! Records nel 2007, My Favorite Things: Coltrane at Newport raccoglie le performance dal vivo del sassofonista registrate al Newport Jazz Festival il 7 luglio del 1963 e il 2 luglio del 1965 (pezzi già inseriti in precedenti album).

I primi tre pezzi, tratti dalla sessione del ’63, furono originariamente inseriti negli album Newport ’63 (anche questo pubblicato postumo dalla Impulse nel 1993) e Selflessness: Featuring My Favorite Things (Impulse, 1969), con la differenza che Impressions è qui presente per la prima volta nella sua versione extended (quasi 24 minuti), che I Want to Talk About You si apre con l’introduzione sul palco di Willis Conover e che la meravigliosa My Favorite Things (estesa per l’occasione a 17 minuti) è una tra le più belle versioni live in circolazione.
Il cast all’opera è il classico quartetto di Coltrane con McCoy Tyner al piano e Jimmy Garrison alla batteria, ma una piccola variazione sulla batteria con Roy Haynes al posto di Elvin Jones (che non riuscì ad essere presente).

Il set di brani della sessione del ’65 componeva invece il lato A dell’album New Thing at Newport, pubblicato dalla Impulse nel 1966 (sul lato B erano presenti le performance del quartetto di Archie Shepp). Qui Elvin Jones prende di nuovo il proprio posto alla batteria e il quartetto firma One Down, One Up (in una versione breve da 12 minuti ripresa integralmente, nei suoi 27 minuti di durata, solo nel 2005 nell’album Live at the Half Note: One Down, One Up) e una seconda versione lunga di My Favorite Things.

john coltrane

Messi insieme, i due diversi set compongono un meraviglioso ed unico affresco che sottolinea i diversi approcci dei due batteristi all’opera e la visione completa che Coltrane riusciva ad avere (e ad imprimere) a quel punto della propria carriera.

Tracklist:
Le tracce dalla 1 all 3 sono state registrate dal vivo il 7 luglio 1963 al Newport Jazz Festival in Freebody park, nel Rhode Island. Le tracce dalla 4 alla 6 allo stesso Festival, ma nell’edizione del 2 luglio del 1965.

  1. I Want to Talk About You – 9:41
  2. My Favorite Things – 17:20
  3. Impressions – 23:30
  4. Spoken Introduction to John Coltrane’s Set By Father Norman O’Connor – 1:08
  5. One Down, One Up – 12:43
  6. My Favorite Things – 15:13

Musicisti:

  • John Coltrane – Sax tenore, Sax soprano
  • McCoy Tyner – Piano
  • Jimmy Garrison – Contrabbasso
  • Roy Haynes – Batteria (tracce 1-3)
  • Elvin Jones – Batteria (tracce 5-6)

John Coltrane | Live at Birdland

coltrane live at birdland

Live at Birdland raccoglie una delle prestazioni live più note e amate del sassofonista John Coltrane, accompagnato dai suoi sidemen di fiducia: McCoy Tyner al piano, Jimmy Garrison al contrabbasso e Elvin Jones alla batteria.

Registrato presso il celebre Birdland di New York durante la notte dell’8 ottobre del 1963, e pubblicato subito dopo dalla Impulse, l’album in realtà presenta in scaletta solo tre pezzi (su cinque in totale) registrati dal vivo: versioni brillanti di Afro Blue (standard composto dal percussionista cubano Ramón “Mongo” Santamaría nel 1959 e arrangiato da Coltrane per la prima volta qui, se non ricordo male), I Want to Talk About You (versione che rispetto a quella originale, inserita nel disco Soultrane nel 1958, presenta un lungo assolo finale dello stesso Coltrane) e The Promise. Mentre i restanti due sono incisi in studio: Your Lady (la traccia più dolce del disco) e Alabama (composto da Coltranecome tributo ai quattro bambini rimasti uccisi il 15 settembre ’63 durante un attentato razzista ad opera del Ku Klux Klan in una chiesa battista nella cittadina di Birmingham, in Alabama“).

john coltrane

Come ebbe modo di scrivere LeRoi Jones nelle note del disco, Live at Birdland è una delle più belle e sentite testimonianze dal vivo del sassofonista, dove tutto è davvero vivo, compresi i suoni e le parole delle persone che erano lì quella sera, e dove la musica di Coltrane e socivi farà pensare a un sacco di cose strane e meravigliose.

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Coltrane, tranne dove indicato diversamente.

  1. Afro Blue (M. Santamaria)  – 10:50
  2. I Want to Talk About You (B. Eckstine)  – 8:11
  3. The Promise – 8:10
  4. Alabama – 5:09
  5. Your Lady – 6:39
    Bonus track nella versione in CD:
  6. Vilia – 4:36

Musicisti:

  • John Coltrane – Sax tenore, Sax soprano
  • McCoy Tyner – Piano
  • Jimmy Garrison – Contrabbasso
  • Elvin Jones – Batteria

Jackie McLean | Destination… Out!

destination... out!

Registrato il 20 settembre del 1963, e pubblicato nello stesso anno dalla Blue Note, Destination… Out! è l’album in cui il sassofonista Jackie McLean riesce a creare un jazz d’avanguardia accessibile e dai toni più arrotondati, ancora imperniato e ispirato al blues a all’hard bop.

Ancora una volta McLean decide di lavorare in quintetto con due dei suoi collaboratori più assidui, Grachan Moncur III al trombone e Bobby Hutcherson al vibrafono, ma cambia la sezione ritmica affidandosi a Larry Ridley al contrabbasso e a Roy Haynes alla batteria. Squadra, questa, che si rivelerà perfetta in quanto a equilibrio e interazione. La scaletta di quattro pezzi (tre dei quali composti da Mochur) si apre con la ballata Love and Hate che McLean, insieme agli altri musicisti, utilizza per esplorare un variopinto set di tonalità. Esoteric, brano tra il melodico del Coleman dei primi anni ’60 e il modale di Coltrane, vede sotto la luce dei riflettori soprattutto Hutcherson e Haynes che creano figure ritmiche complesse dalla cornice sublime. Kahlil the Prophet, il solo contributo compositivo di McLean all’album, cresce su una lunga lirica hard bop venata di blues che cambia forma e armonia grazie soprattutto ai tre musicisti in prima linea. Il set si conclude con Riff Raff, una passeggiata blues arricchita da contrappunti e vibrazioni (esemplare l’assolo in duo Hutcherson/Haynes dal minuto 4:30).

jackie mclean

Tra tutti i dischi di McLean per la Blue Note, Destination… Out! si impone come quello con la scrittura e gli arrangiamenti più complessi e di sicuro come quello più appagante (per chi suona) da un punto di vista sentimentale.

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Moncur III, tranne dove indicato diversamente.

  1. Love and Hate – 8:25
  2. Esoteric – 9:02
  3. Kahlil the Prophet (J. McLean) – 10:23
  4. Riff Raff – 7:07

Musicisti:

  • Jackie McLean – Sax alto
  • Grachan Moncur III – Trombone
  • Bobby Hutcherson – Vibrafono
  • Larry Ridley – Contrabbasso
  • Roy Haynes – Batteria

Sam Rivers | Streams

streams

Streams è un album pubblicato dalla Impulse Records che raccoglie le performance live del sassofonista americano Sam Rivers registrate al Montreux Jazz Festival, in Svizzera, il 6 luglio del 1973. Dalle sue ultime sessioni Blue Note (che diedero vita all’album Contours del 1965), la musica di Rivers si liberò da certi schemi post-bop proprio con il suo arrivo alla Impulse all’inizio degli anni ’70.

Streams rappresenta appunto l’apice e la capacità del sassofonista di muoversi in un free jazz fatto di improvvisazioni a oltranza, un flusso di coscienza puro e continuo suddiviso in soli due brani per la durata di quasi 50 minuti. Non sono distinguibili temi preimpostati, ma solo idee libere, quindi, e la primigenia interazione tra i musicisti del trio all’opera che oltre allo stesso Rivers vede anche Cecil McBee al contrabbasso e Norman Connors alla batteria.

Rivers in particolare, qui si destreggia con padronanza tra più strumenti e passa dal sax (soprano e tenore) al flauto in modo ritmico e armonico e dà infine vita ad una sezione al piano in una performance che deve qualcosa al modo di suonare di Cecil Taylor. In tutto questo, McBee e Connors donano colore in modo efficace alle idee fiume che si sviluppano sempre sotto la guida attenta del bandleader.

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Streams è un tour de force straordinario e a tutti gli effetti testimone di uno dei momenti salienti dell’intera carriera di Rivers, elegantemente distinta da fasi stilistiche estremamente diverse.

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Rivers, tranne dove indicato diversamente. Tutti i brani sono stati registrati al Montreux Jazz Festival, in Svizzera, il 6 luglio del 1973.

  1. Spoken Introduction – 1:18
  2. Tenor Saxophone Section Beginning of Flute Section – 23:12
  3. Conclusion of Flute Section Piano Section/Soprano Saxophone Section -25:14

Musicisti:

  • Sam Rivers – Sax soprano, Sax tenore, Flauto, Piano
  • Cecil McBee – Contrabbasso
  • Norman Connors – Batteria, Gong

Grachan Moncur III | Evolution

evolution

Nato dalla sessione di registrazione del 21 novembre 1963 e pubblicato dalla Blue Note l’anno successivo, nel 1964, Evolution rappresenta il debutto come bandleader del trombonista americano Grachan Moncur III.
Tra i pochissimi trombonisti compositori jazz, dall’enorme potere evocativo ma fin troppo sottovalutato dalla critica, Moncur ottenne il suo primo grande riscontro proprio pochi mesi prima di questo disco con il capolavoro di Jackie McLean, One Step Beyond, i cui musicisti furono quasi tutti riuniti per questo debutto: Jackie McLean al sax alto, Bobby Hutcherson al vibrafono e Tony Williams alla batteria. A loro si aggiungono anche Lee Morgan alla tromba e Bob Cranshaw al contrabbasso.

In EvolutionMoncur si concede più spazi da solista, anche se l’attenzione è tutta per il suo talento compositivo, proprio per via dei quattro brani in scaletta, tutte composizioni originali da lui firmate. Sono pezzi lunghi (il più breve dura otto minuti), molto ambiziosi e terribilmente lunatici. Tra loro vanno sicuramente sottolineati quello più memorabile, Monk in Wonderland, con il suo capriccioso tema angolare compensato dalle misteriose vibrazioni di Hutcherson, e l’inquietante e terribilmente frenetico Air Raid.

Il critico Steve Huey del sito AllMusic, scrive:

Gran parte dell’album suona sinistro e minaccioso, dove anche il materiale più brillante è permeato da una contorta e surreale giocosità. In parte è dovuto alla precisione con cui i musicisti interpretano la visione di Moncur. Hutcherson offre il suo tipico accompagnamento che risulta fondamentale per la complessiva consistenza dell’album. E per di più il disco raccoglie alcune delle prestazioni più strambe di McLean e quelle di un Morgan particolarmente ispirato e avanzato.

Con un debutto del genere, dove l’inventiva prima di tutto è un valore inequivocabile, viene da pensare che sia un vero peccato che Moncur abbia registrato così poco da leader (seguì l’album Some Other Stuff e poco altro). La cosa rende Evolution un disco ancora più importante soprattuto per gli appassionati del jazz avanguardistico.

grachan moncur III

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Moncur.

  1. Air Raid – 9:19
  2. Evolution – 12:24
  3. The Coaster – 11:39
  4. Monk in Wonderland – 7:54

Musicisti:

  • Grachan Moncur III – Trombone
  • Lee Morgan – Tromba
  • Jackie McLean – Sax alto
  • Bobby Hutcherson – Vibrafono
  • Bob Cranshaw – Contrabbasso
  • Tony Williams – Batteria

Ken McIntyre & Eric Dolphy | Looking Ahead

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Nato dalla collaborazione con il polistrumentista Eric Dolphy, Looking Ahead è un album del sassofonista americano Ken McIntyre. Pubblicato dall’etichetta New Jazz nel 1960, questo disco rappresenta a tutti gli effetti il debutto ufficiale di McIntyre come bandleader, anche se cronologicamente fu pubblicato poco dopo Stone Blues (ma sempre dalla New Jazz nel 1960).

Proprio per via del suo approccio multi-strumentale simile a quello di Dolphy (ma dai timbri e dalle dinamiche molto diversi), fu giusto pensare che McIntyre potesse avere l’opportunità di registrare una sessione con lui in quintetto. I due si destreggiano tra sax alto e flauto (ma Dolphy è anche sul clarinetto basso), mentre ad accompagnarli troviamo Walter Bishop jr. al piano, Sam Jones al contrabbasso e Art Taylor alla batteria.
Mentre il piano e la sezione ritmica offrono assolo concisi e oscillanti, McIntyre, oltre a comporre cinque dei sei brani in scaletta (il sesto è la They All Laughed dei fratelli Gershwin), qui è al sax alto su quattro pezzi e al flauto sugli altri due (i suoi lavori più celebri su fagotto, oboe e clarinetto basso sarebbero arrivati un po ‘più tardi).

In definitiva, Looking Ahead raccoglie una sessione di registrazione dedicata in particolare al jazz avant-garde, ritenuta ancora oggi, sia dalla critica sia dal pubblico, molto interessante nel panorama dell’epoca.

ken mcintyre

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di McIntyre, tranne dove indicato diversamente.

  1. Lautir – 4:03
  2. Curtsy – 5:51
  3. Geo’s Tune – 7:15
  4. They All Laughed (G. Gershwin, I. Gershwin) – 5:06
  5. Head Shakin’ – 10:45
  6. Dianna – 9:05

Musicisti:

  • Ken McIntyre – Sax alto, Flauto
  • Eric Dolphy – Sax alto, Clarinetto basso, flauto
  • Walter Bishop Jr. – Piano
  • Sam Jones – Contrabbasso
  • Art Taylor – Batteria

Eric Dolphy | Outward Bound

eric dolphy quintet

Outward Bound è l’album che segna il debutto da bandleader del polistrumentista Eric Dolphy. Pubblicato dall’etichetta New Jazz nel 1960, questa sessione risulta più orientata al bebop rispetto alle sue più “avventurose” registrazioni successive.

Eric Dolphy ha rappresentato una figura cruciale per il jazz. Un musicista lirico in modo quasi feroce, fantasioso e sempre in prima linea, anche durante i radicali cambiamenti che il jazz (e la musica in generale) vide agli inizi del 1960. Outward Bound raccoglie una sessione in quintetto che oltre allo stesso Dolphy al flauto, al clarinetto basso e al sax alto, vede anche Freddie Hubbard alla tromba, Jaki Byard al piano, George Tucker al contrabbasso e Roy Haynes alla batteria. Ma più di tutto, il disco mette sotto la luce dei riflettori un Dolphy in piena transizione, dove la sua musica era molto più vicina all’hard bop di fine anni ’50 che non a quel free jazz degli anni ’60 che avrebbe invece esplorato in seguito.

Delle tre composizioni originali firmate da Dolphy (su sei brani totali presenti in scaletta), GW è dedicato al trombettista e compositore Gerald WilsonLes prende il nome dal trombonista Lester Robinson e 245 dal numero civico della casa dello stesso Dolphy. Lo standard Glad To Be Unhappy presenta una bella e animata lettura al flauto del bandleader, mentre invece Miss Ann vede lui in gioioso abbandono al clarinetto basso e uno scoppiettante e imprevedibile Hubbard alla tromba. Da sottolineare, infine, che uno dei punti forti dell’album è rappresentato anche da Roy Haynes e dal suoi drumming fantasioso, ma mai sopra le righe.

eric dolphy

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Dolphy, tranne dove indicato diversamente.

  1. G.W. – 7:57
  2. On Green Dolphin Street (B. Kaper, N. Washington) – 5:44
  3. Les – 5:12
  4. 245 – 6:49
  5. Glad To Be Unhappy (R. Rodgers, L. Hart) – 5:26
  6. Miss Toni (C. Greenlee) – 5:40

Musicisti:

  • Eric Dolphy – Flauto, Clarinetto basso, Sax alto
  • Freddie Hubbard – Tromba
  • Jaki Byard – Piano
  • George Tucker – Contrabbasso
  • Roy Haynes – Batteria

John Coltrane | Sun Ship

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Registrato il 26 agosto 1965, ma pubblicato postumo dalla Impulse! nel 1971, Sun Ship è un album di John Coltrane che approfondisce le tematiche free jazz già esplorate precedentemente nell’album Transition.

Sun Ship è uno uno degli ultimi album dove Coltrane incide con il suo storico quartetto, prima di iniziare un percorso di sperimentazione con una band da più elementi (sia McCoy Tyner sia Elvin Jones lasciarono la band l’anno successivo, nel 1966, interrompendo così quel prestigioso sodalizio durato quattro anni ma che aveva avuto il tempo di raggiungere una vitale identità collettiva).

Dalla pagina Wikipedia dedicata all’album:

Il sereno e rilassato andamento di ballate come Welcome viene qui trasformato in uno nuovo stile di “ballad” nei brani Dearly Beloved e Attaining. Questo particolare stile prevede un tempo di esecuzione molto lento, massiccia presenza della batteria, e un sound più “pesante” ed “intenso” rispetto a quello delle classiche ballate jazz. Come già in Psalm (da A Love Supreme), non esiste una vera e propria melodia, i pezzi si reggono su scale e accordi utilizzati per costruire un tema improvvisato. Gli assoli di Coltrane sulle tracce sono più estremi rispetto a quelli dei suoi primi album, e risentono dell’influenza degli stili di Albert Ayler e Pharoah Sanders, due guru della “New Thing”. Il titolo del disco, Sun Ship (“la nave solare“) potrebbe essere stato ispirato a Coltrane dalla concezione del free jazz di cui si faceva portavoce Sun Ra, con tutti i suoi rimandi alla science fiction e all’esistenza umana.

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Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Coltrane.

  1. Sun Ship – 6:12
  2. Dearly Beloved – 6:27
  3. Amen – 8:16
  4. Attaining – 11:26
  5. Ascent – 10:10

Musicisti:

  • John Coltrane – Sax tenore, Sax soprano
  • McCoy Tyner – Piano
  • Jimmy Garrison – Contrabbasso
  • Elvin Jones – Batteria

Jackie McLean | Let Freedom Ring

let freedom ring

Registrato nella sessione del 19 marzo 1962, e pubblicato dalla Blue Note Records nello stesso anno, Let Freedom Ring è un album del sassofonista Jackie McLean, riconosciuto come uno dei suoi capolavori assoluti dalla critica specializzata. Accompagnato da Walter Davis jr. al piano, Herbie Lewis al contrabbasso e Billy Higgins alla batteria, McLean scrive tre delle quattro composizioni: Melody for Melonae è dedicata a sua figlia ed è la reinterpretazione di un brano intitolato Melanie Pts. 1-3 che scrisse per Matador, un album del trombettista Kenny Dorham pubblicato quello stesso anno. E dopo la ballata di Bud Powell I’ll Keep Loving You, chiudono la tracklist i brani ReneOmega (dedicate invece rispettivamente al figlio e alla madre di McLean) sono due brani blues-oriented. Il primo presenta struttura e armonia tipiche del blues in 12 misure, mentre il secondo viaggia in bilico tra il modale e l’astratto.

Riconosciuto fino a quel momento come solista molto emotivo, McLean fu in effetti tra i primi veterani hard bop a cercare una nuova strada orientata ad un’estetica da jazz d’avanguardia che lo stesso sassofonista riuscì a dimostrare essere una valida strada da seguire, riuscendo a “convertire” i membri della vecchia guardia e convincendoli che non si trattava solo di uno stile provinciale da emarginati radicali. Avendo quindi già sperimentato le modalità angolari di Coltrane e le scale libere da “preconcetti” di Coleman (vedi il successivo album One Step Beyond), Let Freedom Ring è il lavoro di riferimento dove McLean ha messo insieme tutte queste influenze, inaugurando di fatto l’era dei modernisti alla Blue Note.

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di McLean, tranne dove indicato diversamente.

  1. Melody for Melonae – 13:24
  2. I’ll Keep Loving You (B. Powell) – 6:18
  3. Rene – 10:03
  4. Omega – 8:31

Musicisti:

  • Jackie McLean – Sax alto
  • Walter Davis Jr. – Piano
  • Herbie Lewis – Contrabbasso
  • Billy Higgins – Batteria