Curtis Fuller | New Trombone

Il 1957 fu un anno fondamentale per il trombonista Curtis Fuller. A parte le sue frequentissime collaborazioni come sideman (con Bud Powell e Paul Quinichette su tutti), all’epoca suonava con il quintetto di Yusef Lateef con il quale, solo in quell’anno, prese parte a ben quattro album in studio. La cosa più impressionante è che Fuller, quando con quel quintetto partì da Detroit per arrivare a New York, programmò anche la propria carriera da solista registrando nel 1957 ben sei album (tra i quali uno con Red Garland che fu pubblicato però solo nel 1963 e uno con Hampton Hawes che vide la luce solo nel 1964). Tra tutti questi, New Trombone (registrato nell’unica sessione dell’11 maggio del ’57) è il primo, quello che segna il suo debutto come leader, e l’unica sua collaborazione con la Prestige che lo pubblicò nel dicembre di quell’anno.

Per New Trombone, Fuller mette in scaletta cinque pezzi, tre sue composizioni originali e due standard, e sceglie di suonare in quintetto chiamando a raccolta Red Kyner al sax alto, Hank Jones al piano, Doug Watkins al contrabbasso e Luis Hayes alla batteria.
Il risultato finale è un album puramente hard bop e godibilissimo, dove a risaltare è il netto contrasto di stili tra le prime linee dei fiati ma dove, nonostante tutto, Fuller (intenso e leggero) e Kyner (impegnato in un passionale flusso continuo) riescono a dialogare brillantemente come nel caso di Blue Lawson o Namely You. Ma subito dietro di loro, Jones opera mirabilmente come collegamento armonico tra loro e la sezione ritmica.

New Trombone è un ottimo album composto da brillanti composizioni che sfumano dal bop al blues e rappresenta a tutti gli effetti uno dei passi fontamentali nella carriera del trombonista.

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Fuller, tranne dove indicato diversamente.

  1. Vonce #5 – 7:40
  2. Transportation Blues – 8:18
  3. Blue Lawson – 6:51
  4. Namely You (G. de Paul, J. Mercer) – 9:25
  5. What Is This Thing Called Love? (C. Porter) – 6:30

Musicisti:

  • Curtis Fuller – Trombone
  • Red Kyner – Sax alto
  • Hank Jones – Piano
  • Doug Watkins – Contrabbasso
  • Louis Hayes – Batteria

[VIDEO] Ahmad Jamal Trio & Ben Webster Quintet | Jazz from Studio 61 (1959)

Questo speciale TV, dai tempi d’oro del jazz televisivo, è stato registrato il 2 aprile 1959 presso lo Studio 61 della CBS di New York. Il trio di Ahmad Jamal e il quintetto di Ben Webster si alternano su un meraviglioso set di quattro brani (due a testa): Darn That Dream, Аhmad’s Blues (da 05:37), Chelsea Bridge (da 09:24), C-Jam Blues aka Duke’s Place (da 13:25).

Ahmad Jamal Trio:

  • Ahmad Jamal – Piano
  • Israel Crosby – Contrabbasso
  • Vernel Fournier – Batteria

Ben Webster Quintet:

  • Ben Webster – Sax tenore
  • Buck Clayton – Tromba
  • Hank Jones – Piano
  • Vic Dickenson – Trombone
  • George Duvivier – Contrabbasso
  • Jo Jones – Batteria

Milt Jackson Quintet Live at the Village Gate

live at the village gate

Registrato il 9 dicembre del 1963 presso il Village Gate di New York e pubblicato in seguito dalla Riverside, Milt Jackson Quintet Live at the Village Gate è un album live del vibrafonista jazz Milt Jackson in collaborazione con il sassofonista Jimmy Heath. Le sessioni di Milt Jackson al di fuori del Modern Jazz Quartet hanno sempre avuto un occhio di riguardo ad un hard-swinging lineare e melodico attraverso interessanti cambi di accordo e incantevoli dichiarazioni d’amore per le ballate più riflessive. Jackson ha sempre avuto un occhio di riguardo per le sue collaborazioni con vari tenoristi, ma con Jimmy Heath, che in quest’album è protagonista quanto lui, costruì una rapporto privilegiato che portò a questo bellissimo disco e, un anno più tardi, ad uno dei capolavori più riconosciuti di Jackson, In a New Settings.

Live al Village Gate è un disco sopra le righe dove Jackson e Heath, in compagnia del pianista Hank Jones, del contrabbassista Bob Cranshaw e del batterista Al “Tootie” Heath, dialogano armoniosamente tra loro oscillando tra ballate e magnifici standard blues (ascolta la Little Girl Blue di Hart e Rodgers in fondo al post).

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Jackson, tranne dove indicato diversamente.

  1. Bags of Blues – 7:44
  2. Little Girl Blue (L. Hart, R. Rodgers) – 4:27
  3. Gemini (J. Heath) – 9:41
  4. Gerri’s Blues – 7:41
  5. Time After Time (S. Cahn, J. Styne) – 4:33
  6. Ignunt Oil – 7:05
    Bonus tracks nella versione in CD:
  7. Willow Weep for Me (A. Ronell) – 4:45
  8. All Members (J. Heath) – 7:09

Musicisti:

  • Milt Jackson – Vibrafono
  • Jimmy Heath – Sax tenore
  • Hank Jones – Piano
  • Bob Cranshaw – Contrabbasso
  • Albert Heath – Batteria

Coleman Hawkins | The Hawk Flies High

the hawks flies high

The Hawk Flies High è un album del sassofonista Coleman Hawkins registrato in una doppia sessione di registrazione il 12 e il 15 marzo del 1957 e pubblicato dalla Riverside nello stesso anno.

Questo è l’unico disco che Hawkins abbia mai pubblicato per la Riverside Records il quale produttore, Orrin Keepnews, all’epoca ebbe il buon senso di chiedere proprio al leggendario sassofonista di scegliersi i propri musicisti. E Hawkins lo sorprese tirando dentro i giovani boppers J. J. Johnson al trombone, Idrees Sulieman alla tromba e una potente sezione ritmica composta da Hank Jones al piano, Barry Galbraith alla chitarra, Oscar Pettiford al contrabbasso e Jo Jones alla batteria. La doppia sessione produsse una serie di ottime prestazioni con un Hawkins al top della forma, ma i picchi si raggiungono sugli originali composti da questi stessi musicisti, Chant (Hank Jones), Juicy Fruit (Sulieman) e Sancticity (Hawkins), dove il cast all’opera meglio riesce ad adattarsi allo swing old fashioned del leader.

Hawkins è sempre stato riconosciuto come uno dei più grandi interpreti di ballate dell’epoca e la sua maestosa prestazione in questo disco, in particolare sullo standard Laura, rappresenta un’eccellente conferma.

TRACK LIST:

  1. Chant (Hank Jones, Henry Jones) – 5:08
  2. Juicy Fruit (I. Sulieman) – 11:16
  3. Think Deep (W. Smith) – 3:24
  4. Laura (J. Mercer, D. Raksin) – 4:34
  5. Blue Lights (G. Gryce) – 5:44
  6. Sancticity (C. Hawkins) – 9:10

MUSICISTI:

  • Coleman Hawkins – Sax tenore
  • Idrees Sulieman – Tromba
  • J.J. Johnson – Trombone
  • Hank Jones – Piano
  • Barry Galbraith – Chitarra
  • Oscar Pettiford – Contrabbasso
  • Jo Jones – Batteria

 

Thad Jones | The Fabulous Thad Jones

the fabulous thad jones

The Fabulous Thad Jones è l’album di debutto del trombettista jazz americano Thad Jones registrato l’11 agosto del 1954 e pubblicato nello stesso anno dall’etichetta di Charles Mingus, la Debut Records. Sempre la Debut lo ristampò nel 1958 con il titolo Thad Jones, aggiungendo alla scaletta originale (da 6 brani) 4 bonus tracks provenienti dalla sessione del 10 marzo del 1955 (dalla quale nacque anche l’album Thad Jones/Charles Mingus – Jazz Collaborations, Vol. 1).

The Fabulous Thad Jones mette in risalto lo stile imprevedibile di Jones che suona allo stesso tempo anche accessibile a tutti. Il quartetto originale che accompagna il trombettista è formato anche da John Dennis al piano, da Charles Mingus al contrabbasso e da Max Roach alla batteria. Mentre negli altri 6 brani (le 4 bonus track della seconda ristampa in LP, più le 2 della versione rimasterizzata in CD), seguendo un groove musicalmente vicino alle sonorità di Count Basie, la band cambia quasi completamente volto con Frank Wess al sax tenore e al flauto, Hank Jones al piano, Kenny Clarke alla batteria e Charles Mingus al contrabbasso (in questo caso unico musicista a presiedere in entrambe le sessioni). Alcuni dei brani in tracklist tendono ad una complessità sonora notevole, ma ciò non ha impedito loro di diventare comunque degli standard brillanti, come nel caso di  I’ll Remember AprilYou Don’t Know What Love Is e Get Out of Town.

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Jones, tranne dove indicato diversamente.

  1. Get Out of Town (Porter) – 8:43
  2. One More – 7:28
  3. Bitty Ditty – 4:53
  4. More of the Same – 5:12
  5. Elusive – 5:12
  6. Sombre Intrusion – 2:46
  7. I Can’t Get Started (Duke, I. Gershwin) – 6:06
  8. I’ll Remember April (DePaul, P. Johnston, Raye) – 3:48
  9. You Don’t Know What Love Is (DePaul, Raye) – 3:29
  10. Chazzanova (Mingus) – 3:41
    Bonus tracks nella versione in CD:
  11. Get Out of Town (Porter) – 7:31
  12. One More – 4:00

Musicisti:

  • Thad Jones – Tromba
  • Charles Mingus – Contrabbasso
  • Frank Wess – Sax tenore, Flauto
  • Hank Jones – Piano
  • Kenny Clarke – Batteria
  • John Dennis – Piano
  • Max Roach – Batteria

Paul Chambers | Bass on Top

bass on top

Bass on Top è il quarto album da leader del contrabbassista jazz Paul Chambers e terza e ultima release per l’etichetta Blue Note che lo pubblicò nel 1957. Chambers conduce un quartetto composto anche dal chitarrista Kenny Burrell, dal pianista Hank Jones e dal batterista Art Taylor, attraverso una serie di brani jazz contemporanei e originali e un’accurata selezione di standard tra i quali Yesterdays, la You’d Be So Nice to Come Home To di Cole Porter e la tradional Dear Old Stockholm.

All’epoca della registrazione di questo disco, Chambers faceva parte dello storico quintetto di Miles Davis già da tre anni e aveva appena preso parte alle sue sessioni con la Gil Evans Orchestra per il classico Miles Ahead e a quelle live al Café Bohemia di New York (sempre con Davis e con il nuovo sassofonista del quintetto, Sonny Rollins). All’epoca Chambers aveva appena compiuto 22 anni ma era già accreditato come uno dei contrabbassisti più celebri in ambito jazz.

Memore di tutta questa esperienza, proprio in Bass on Top, il contrabbassista realizza un lavoro che sembra in armonia con gli altri suoi impegni, anche se sembra prediligere, in particolare, sonorità più minimal fatte appunto solo di basso, chitarra, pianoforte e batteria. E l’influenza di Davis vive di riflesso anche nella selezione dei brani in scaletta, nella quale prende posto proprio la sua The Theme. Ma Chambers affronta di petto anche il classico di Charlie Parker, Chasin’ the Bird, e apre il disco con una versione più drammatica della Yesterdays di Jerome Kern.

paul chambers

In definitiva, secondo la critica, Bass on Top è una dichiarazione d’amore per la musica straordinariamente matura (e tenendo conto della giovinezza di Chambers, la cosa suona ancora più importante) e come suggerisce il titolo stesso dell’album, questa non è una semplice sessione guidata da un bassista ma di certo dominata dal suo strumento che cerca di restituire a chi ascolta un notevole spettro di emozioni.
Che Chambers suoni con l’archetto (come all’inizio della bellissima Yesterday) o pizzicando le corde, i suoi assoli accompagnano il resto del quartetto in modo brillante e riflessivo.

Tracklist:
Tutti i brani sono stati registrati nella sola sessione del 14 luglio del 1957.

  1. Yesterdays (Harbach, Kern) – 5:53
  2. You’d Be So Nice to Come Home To (Porter) – 7:16
  3. Chasin’ the Bird (Parker) – 6:18
  4. Dear Old Stockholm (Traditional) – 6:44
  5. The Theme (Davis) – 6:15
  6. Confessin’ (Doc Daugherty, Ellis Reynolds, Neiburg) – 4:13
  7. Chamber Mates (Burrell, Chambers) – 5:08

Musicisti:

  • Paul Chambers – Contrabbasso
  • Hank Jones – Piano
  • Kenny Burrell – Chitarra
  • Art Taylor – Batteria

Roland Kirk | We Free Kings

we free kings

We Free Kings è un album del polistrumentista jazz Roland Kirk, registrato in due sessioni il 16 e il 17 agosto del 1961 e pubblicato dalla Mercury nello stesso anno. Si tratta di un disco dai temi principalmente post-bop, venato da tematiche blueseggianti, composto tra gli altri dallo standard Blues fo Alice di Charlie Parker e dalla title track (composizione dello stesso Kirk e personale versione della più nota melodia tratta da Christmas Carol).

Mentre Kirk da sfogo alla sua vena polistrumentista, passando con disinvoltura dal sax tenore al manzello, dal flauto allo stritch sax (o, com’è noto, suonandone più d’uno allo stesso tempo), il cast che lo accompagna non è da meno fornendo equilibrio e anima alle performance individuali del leader. Hank Jones e Richard Wyands si alternano al piano, Wendell Marshall e Art Davis al contrabbasso e Charlie Persip (storico percussionista di Dizzy Gillespie) alla batteria.

Quello di Kirk è un inimitabile stile compositivo, organizzato tecnicamente per la realizzazione di alcuni grandi originali dalle pesonalissime melodie. I richiami allo stile contemporaneo di John Coltrane sono evidenti (ascolta gli assoli sul brano My Delight supportati meravigliosamente da Wyands al piano e Persip alle percussioni), così come a quelli di altri musicisti che hanno influito alla sua formazione (Clifford Brown e Sidney Bechet su tutti). Il modo in cui tutto il cast all’opera fonde blues e soul ha quasi dell’irriverente. A Sack Full of Soul, ad esempio, è un brano dove conversano amabilmente funky e blues, supportati alla perfezione dagli oscillanti assoli di Kirk.

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Kirk, tranne dove indicato. Tutti i brani sono stati registrati a New York tra il 16 e il 17 agosto del 1961.

  1. Three for the Festival – 3:10
  2. Moon Song (Sam Coslow, Arthur Johnston) – 4:23
  3. A Sack Full of Soul – 4:40
  4. The Haunted Melody – 3:38
  5. Blues for Alice (Charlie Parker) – 4:08
  6. We Free Kings – 4:46
  7. You Did It, You Did It – 2:29
  8. Some Kind of Love – 6:11
  9. My Delight – 4:28
    Bonus Track nella versione in CD:
  10. Blues for Alice [Alternate Take] – 5:11

Musicisti:

  • Roland Kirk – Sax tenore, Manzello, Flauto, Stritch sax
  • Hank Jones – Piano (tracce 1-2 & 6-8))
  • Richard Wyands – Piano (tracce 3-5 & 9)
  • Wendell Marshall – Contrabbasso (tracce 1-2 & 6-8
  • Art Davis – Contrabbasso (tracce 3-5 & 9)
  • Charlie Persip – Batteria (tracce 3-5 & 9)

Elvin Jones | Dear John C.

dear john c

Dear John C. è un album discografico del batterista jazz statunitense Elvin Jones pubblicato nel 1965 dalla Impulse! Records. Il titolo del disco si riferisce naturalmente a John Coltrane, musicista che conosceva bene e con il quale collaborò diverse volte in carriera.

Quarto album da leader del batterista (secondo con la Impulse!), questo Dear John C. vede un Elvin Jones più sideman, quasi musicista di sottofondo, e senza doveri compositivi o spazi evidenti da solista. Il valore di Jones come bandleader sta più che altro nel selezionare con accuratezza le parti dei propri sideman, come nel caso dei pianisti Roland Hanna e Hank Jones (fratello di Elvin) e dirottarli su tracce precise o anche nel decidere che in tre brani della tracklist non suonerà invece nessun pianista. Nonostante questo, l’album risulta pregevole per diversi aspetti. Prima di tutto è riconosciuto come uno dei migliori della carriera del sassofonista Charlie Mariano, che è protagonista in diversi brani con alcune brillandi improvvisazioni. E poi perchè siamo al cospetto di una band tra le più geniali e fiorenti della metà degli anni ’60 alla quale piaceva suonare sia standard classici bop come quelli di Bob Hammer sia prendere ispirazione da fonti jazz più moderne e seducenti.

Si oscilla in modo potente da un brano all’altro: nella title track che sembra perseguire le stesse scale armoniche del brano Milestones di Miles Davis e dello stesso Coltrane, nell’evergreen di Charles Mingus Love Bird, nella versione della complessa Anthropology (perfettamente eseguita al piano da Hank Jones), in quella giocosa e rivista in chiave moderna della Ellingtoniana Fantazm, nella delicata passeggiata sulla Ballade di Hammer e anche in That Five-Four Bag sempre di Hammer (e inclusa solo nella versione in CD dell’album), omaggio spassionato alla più famosa Take Five del Dave Brubeck Quartet. I tre brani senza pianoforte includono invece una versione breve di Everything Happens to Me, la ballata Smoke Rings (dove la band si rilassa ad eccezione di Mariano) e la celebre This Love of Mine di Frank Sinatra (dove il sax diventa voce divertente ed emotiva allo stesso tempo).

elvin jones

Dear John C. si presenta insomma con dinamiche sonore di alto livello, ottimo esempio di studio per i semplici appassionati di jazz e per i giovani musicisti (soprattutto della batteria) dove sono da sottolineare un grandioso lavoro di squadra con un ottimo controllo e una generosa condivisione di certi valori musicali. Un classico da conoscere a tutti i costi. Secondo il sito AllMusic questo disco, anche se fin troppo sottovalutato, dovrebbe essere seriamente rivalutato in quanto meritevole di un voto eccellente.

Tracklist:
Le tracce 2, 4, 5, 6 e 7 sono state registrate il 23 febbraio 1965, le tracce 1, 3, 8 e 9 il 25 febbraio dello stesso anno. La ristampa in CD prevede una scaletta differente e la bonus track That Five-Four Bag.

  1. Dear John C. (Hammer, Thiele) – 3:54
  2. Smoke Rings (Gifford, Washington) – 3:41
  3. Love Bird (Mingus) – 3:49
  4. Feeling Good (A. Newley, L. Bricusse) – 4:11
  5. Anthropology (Gillespie, Parker) – 4:20
  6. This Love of Mine (S. Parker, H. Sanicola, Sinatra) – 4:20
  7. Fantazm (Ellington) – 3:56
  8. Ballade (Hammer) – 5:18
  9. Everything Happens to Me (T. Adair, M. Dennis) – 5:56
    Bonus track nella versione in CD:
  10. That Five-Four Bag (Hammer) – 3:08

Musicisti:

  • Elvin Jones – Batteria
  • Charlie Mariano – Sax contralto
  • Roland Hanna (4, 5, 7); Hank Jones (1, 3, 8) – Pianoforte
  • Richard Davis – Contrabbasso

Qui sotto la title track del disco in un video di Youtube. Più sotto, invece, il brano Smoke Rings da Spotify.

Lee Morgan with Hank Mobley’s Quintet | Introducing Lee Morgan

introducing lee morgan

Introducing Lee Morgan è il secondo album come leader del trombettista jazz Lee Morgan, nato in collaborazione con il quintetto del sassofonista Hank Mobley, registrato nella doppia sessione del 5 e del 7 novembre del 1956 e pubblicato dalla Savoy. Il quintetto in questione, che comprende appunto Morgan e Mobley, vede anche Hank Jones al piano, Doug Watkins al contrabbasso e Art Taylor alla batteria.

All’epoca Lee Morgan era appena 18enne (artisticamente già formato grazie alle sue collaborazioni con la band di Dizzy Gillespie) era profondamente influenzato dai lavori di Clifford Brown, ma la sua personalità brillante stava nascendo in modo prepotente soprattutto attraverso la sua creatività (nello stesso anno aveva dato alla luce il suo brillante esordio come leader con il disco, riconosciuto nel tempo come uno dei suoi capolavori, Lee Morgan Indeed!).

Su brani come quello d’apertura Hank’s Shout, Morgan alterna un sapiente uso delle scale cromatiche a improvvisi lampi creativi. Su quelli più lenti come P.S. I Love You, That’s All o Easy Living, fa sfoggio invece di un suono ricco e aperto e tratta con delicatezza i toni melodici. Dall’altro lato, Hank Mobley, “stilista” del sassofono già compiuto e versatile, merita ampiamente il ruolo di protagonista insieme al leader del disco. Da non dimenticare le performance di altri personaggi di un certo spessore come Art Taylor (splendido “discepolo” della scuola di Max Roach) e Hank Jones (pianista veterano per la stessa Savoy).

lee morgan

Introducing Lee Morgan viene giustamente considerato un album classico del post-bop “east coast” strutturato e impegnativo, dal cool intrinseco e pieno di grandi e brillanti suonate.

Tracklist:

  1. Hank’s Shout (Mobley) – 7:03
  2. Nostalgia (Navarro) – 8:53
  3. Bet (Watkins) – 7:56
  4. Softly, As in a Morning Sunrise (Hammerstein, Romberg) – 2:29
  5. P.S. I Love You (Jenkins, Mercer) – 4:22
  6. Easy Living (Rainger, Robin) – 2:49
  7. That’s All (Brandt, Haymes) – 2:43

Musicisti:

  • Lee Morgan – Tromba
  • Hank Mobley – Sax tenore
  • Hank Jones – Piano
  • Doug Watkins – Contrabbasso
  • Art Taylor – Batteria

Elvin Jones | Elvin!

elvin

Elvin! (Riverside, 1962) è il secondo album da leader del batterista americano Elvin Ray Jones. Rispetto al precedente disco, Togheter!, questo è intriso di atmosfere più soft e ovattate e Jones lo affronta ben conscio delle proprie potenzilità e con alle spalle già innumerevoli successi come sideman (nel quintetto di Paul Chambers, nel Night at the Village Vanguard di Sonny Rollins, nello Sketches of Spain di Miles Davis, nell’opera musicale Porgy and Bess musicata da George Gershwin ma reinterpretata da Hank Jones e nel quartetto di John Coltrane in cinque album, tra i quali Africa/Brass e My Favorite Things).

Il sestetto all’opera in questo album comprende i due celebri fratelli di Elvin, Thad Jones (alla cornetta) e Hank Jones (al piano), il flautista Frank Wess, il sassofonista Frank Foster e il contrabbassista Art Davis. Tra i sette brani che compongono la tracklist, va citato almeno You Are Too Beautiful che si qualifica come vero e proprio standard di genere, nonostante alcune sonorità abbastanza convenzionali.

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Elvin Jones, tranne dove indicato.

  1. Lady Luck (Jones, F. Wess) – 6:19
  2. Buzz-At – 6:31
  3. Shadowland (S. Cassey) – 4:06
  4. Pretty Brown (E. Wilkins) – 3:30
  5. Ray-El – 8:03
  6. Four and Six (O. Nelson) – 5:01
  7. You Are Too Beautiful (L. Hart, R. Rodgers) – 4:20

Musicisti:

  • Elvin Jones – Batteria
  • Thad Jones – Cornetta (tracks 1-3, 5 & 7)
  • Frank Wess – Flauto (tracks 1-3, 5 & 7)
  • Frank Foster – Sax tenore (tracks 1-3 & 5)
  • Hank Jones – Piano
  • Art Davis – Contrabbasso