Ahmad Jamal Trio | Complete Live at the Spotlite Club 1958

Complete Live at the Spotlite Club 1958, raccoglie il concerto live registrato dal trio del pianista jazz Ahmad Jamal allo Spotlight Club di Washington nelle serate del 5 e 6 settembre 1958. Pubblicati solo nel 2007 dalla Gambit, in realtà tutti i pezzi in scaletta di questa “raccolta” diedero originariamente vita agli album Ahmad Jamal Trio Volume IV (1958) e Portfolio of Ahmad Jamal (1959).

Splendidamente rimasterizzate per l’occasione, e sistemate in modo da ripercorrere strettamente l’ordine originale di presentazione, queste performance sono prima di tutto un’importante testimonianza della meravigliosa interazione tra Jamal e i suoi due inseparabili sidemen, Israel Crosby (contrabbasso) e Vernell Fournier (batteria).

Il critico Arwulf Arwulf del sito AllMusic, scrive:

Questa doppia sessione live allo Spotlite è piena di sorprese e passaggi esilaranti, come nel caso della vivace versione di “Squatty Roo” del grande Johnny Hodges. Fortunatamente, buona parte della musica registrata qui è sopravvissuta, trovando la sua strada su numerosi album nel corso degli anni, ma qui appare in una gloriosa e dilatata edizione completa.

Arricchiscono ulteriormente questa eccellente compilation, i due brani bonus registrati in studio The Girl Next Door e Autumn in New York (entrambi presenti sul disco 1), da considerarsi rarità esclusive originariamente pubblicati come singoli su 45 giri.
Complete Live at the Spotlite Club 1958 dà all’ascoltatore la grande opportunità di essere testimone del senso del tempismo, dello stile eccentrico e del senso del “drammatico” che hanno reso Jamal uno dei musicisti più interessanti del secolo scorso.

TRACK LIST:

Disco 1:
I brani 1-2, 4 e 12 furono originariamente pubblicati nell’album Portfolio of Ahmad Jamal. I brani 3, 5-6, 8-10, 13 e 14 erano invece presenti in scaletta nell’album Ahmad Jamal Trio Volume IV.

  1. Ahmad’s Blues (A. Jamal) – 4:04
  2. It Could Happen to You (J. Burke, J. Van Heusen) – 4:17
  3. I Wish I Knew (M. Gordon, H. Warren) – 3:45
  4. Autumn Leaves (J. Kosma, J. Mercer, J. Prévert) – 7:39
  5. Stompin’ at the Savoy (E. Sampson) – 4:15
  6. Cheek to Cheek (I. Berlin) – 4:47
  7. The Girl Next Door (R. Blane, H. Martin) – 3:26
  8. Secret Love (S. Fain, P. F. Webster) – 3:52
  9. Squatty Roo (J. Hodges) – 2:19
  10. Taboo (M. Lecuona, B. Russell) – 4:01
  11. Autumn in New York (V. Duke) – 3:18
  12. A Gal in Calico (L. Robin, A. Schwartz) – 4:44
  13. That’s All (A. Brandt, B. Haymes) – 2:38
  14. Should I? (N. H. Brown, A. Freed) – 3:41

Disco 2:
I brani 1-11 furono originariamente pubblicati nell’album Portfolio of Ahmad Jamal. I brani 12-14 sono i take originali di pezzi pubblicati originariamente come singoli.

  1. Seleritus (A. Jamal) – 3:13
  2. Let’s Fall in Love (H. Arlen, T. Koehler) – 5:09
  3. This Can’t Be Love (L. Hart, R. Rodgers) – 5:12
  4. Old Devil Moon (Y. Harburg, B. Lane) – 3:56
  5. Ivy (H. Carmichael) – 3:08
  6. Tater Pie (H. Ashby) – 3:07
  7. Aki & Ukthay (Brother and Sister) (A. Jamal) – 3:16
  8. You Don’t Know What Love Is (G. de Paul, D. Raye) – 3:30
  9. I Didn’t Know What Time It Was (L. Hart, R. Rodgers) – 4:35
  10. So Beats My Heart for You (P. Ballard, C. Henderson, T. Waring) – 3:42
  11. Our Delight (T. Dameron) – 3:00
  12. Soft Winds (B. Goodman, F. Henderson) – 3:22
  13. Secret Love (S. Fain, P. F. Webster) – 2:50
  14. Taking a Chance on Love (V. Duke) – 1:52

MUSICISTI:

  • Ahmad Jamal – Piano
  • Israel Crosby – Contrabbasso
  • Vernel Fournier – Batteria

McCoy Tyner | Cosmos

Tra il novembre del 1968, l’aprile 1969 e il luglio 1970, il trio del pianista McCoy Tyner, con Herbie Lewis al contrabbasso e Freddie Waits alla batteria, registra materiale extra da tre diverse sessioni, suonando alternativamente in trio (solo in due performance) o con un team di musicisti più ampio. Da una parte con Harold Vick e Al Gibbons al sax, più un quartetto d’archi (due violini, una viola e un violoncello), e dall’altra con Hubert Laws al flauto, Gary Bartz al sax alto e soprano e Andrew White all’oboe.

Tutto questo materiale verrà raccolto nel doppio album Cosmos che la Blue Note pubblicò solo nel 1977. La particolarità di questo lavoro sta soprattutto nella scaletta dei brani, otto in totale, tutti composti dallo stesso Tyner. Il più noto dei quali, Song for My Lady, è un’intrigante versione della composizione che diede il nome al disco omonimo di qualche anno prima (Milestone, 1973) e che Tyner avrebbe poi suonato dal vivo come solista al Merkin Hall di New York nel 1989 (bellissima reinterpretazione presente nell’album live Things Ain’t What They Used to Be). Da sottolineare anche la ritmica sincopata di Cosmos (brillanti i 120 secondi di assolo alla batteria di Waits al minuto 5:20), la partenza orientaleggiante degli archi in Shaken, But Not Forsaken e il meraviglioso tono intimo associato alla perfetta e veloce esecuzione di Planet X.

La varietà impressionante delle diverse performance, rende Cosmos un doppio album atipico nella discografia del pianista e una testimonianza importante della sua grande vena compositiva.

TRACKLIST:
Tutte le composizioni sono di Tyner. I brani sono stati registrati il 22 novembre 1968 (traccia 2, disco 2), il 4 aprile 1969 (disco 1) e il 21 luglio 1970 (traccia 1, 3 e 4, disco 2).

Disco 1:

  1. Song for My Lady – 7:30
  2. Cosmos – 9:00
  3. Shaken, But Not Forsaken – 11:30
  4. Vibration Blues – 8:40

Disco 2:

  1. Forbidden Land – 13:50
  2. Planet X – 7:40
  3. Asian Lullaby – 7:27
  4. Hope – 14:14

MUSICISTI:

  • McCoy Tyner – Piano
  • Herbie Lewis – Contrabbasso
  • Freddie Waits – Batteria, Timpani, Chimes

Disco 1, tracce 1-3

  • Harold Vick – Sax soprano
  • Al Gibbons – Sax
  • Julian Barber – Violino
  • Emanuel Green – Violino
  • Gene Orloff – Viola
  • Kermit Moore – Violoncello, Direzione

Disco 2, tracce 1, 3-4

  • Hubert Laws – Flauto, Flauto alto
  • Gary Bartz – Sax alto, Sax soprano
  • Andrew White – Oboe

Bobby Hutcherson | The Kicker

the kicker

The Kicker è un album che il vibrafonista americano Bobby Hutcherson registrò nella sessione del 29 dicembre del 1963, ma che la Blue Note pubblicò in edizione limitata solo trentasei anni dopo, alla fine del 1999.

Si può dire che questo disco, registrato in un periodo nel quale erano molto frequenti le collaborazioni tra Hutcherson e la Blue Note, è quasi diviso in due parti distinte.
Nella prima metà (lato A), il vibrafonista mette insieme tre brani autenticamente hard bop suonando in quintetto con Joe Henderson al sax tenore, Duke Pearson al piano, Bob Cranshaw al contrabbasso e Al Harewood alla batteria. Questa metà comincia con lo standard If Ever I Would Leave You che classicamente dovrebbe suonare come una ballata lenta, mentre Hutcherson e soci la trasformano qui in un energetico brano introduttivo di ben dieci minuti, e prosegue con Mirrors (composta originariamente dal batterista Joe Chambers che la registrò per la prima volta nel 1956) e For Duke P., un frizzante originale composto dallo stesso Hutcherson.

Nella seconda metà (lato B), al quintetto si aggiunge il chitarrista Grant Green che si ritaglia una fetta importante della scena, donando a tutti e tre i brani un’importante e solida base blueseggiante. Si parte con la primissima registrazione accreditata della bella The Kicker scritta da Joe Henderson, che divenne nota ben prima di questo rilascio perché inserita nella scaletta da Horace Silver nel suo album di grande successo Song for My Father del 1965. Si prosegue poi con un altro originale di Henderson, Step Lightly, della durata di ben quattordici minuti, e si chiude con la Bedouin del pianista Duke Pearson (e che Green si porterà dietro fino al 1979, inserendola nel suo album Matador).

bobby hutcherson

Pubblicato in edizione limitata all’interno della Blue Note Connoisseur Series, The Kicker risulta in verità un album dai toni pacati e piacevoli, ma in ogni caso tra i più interessanti di Hutcherson della prima metà degli anni ’60.

Tracklist:

  1. If Ever I Would Leave You (A. J. Lerner, F. Loewe) – 10:33
  2. Mirrors (J. Chambers) – 6:52
  3. For Duke P. (B. Hutcherson) – 7:54
  4. The Kicker (J. Henderson) – 6:07
  5. Step Lightly (J. Henderson) – 14:18
  6. Bedouin (D. Pearson) – 8:11

Musicisti:

  • Bobby Hutcherson – Vibrafono
  • Joe Henderson – Sax tenore
  • Duke Pearson – Piano
  • Grant Green – Chitarra (tracce 4-6)
  • Bob Cranshaw – Contrabbasso
  • Al Harewood – Batteria

Steve Lacy | Soprano Sax

soprano sax

Soprano Sax (noto anche con il titolo Soprano Today) è un album pubblicato dalla Prestige nel 1958 che segna il debutto da solista del sassofonista jazz Steve Lacy.
I sei brani in scaletta risalgono all’unica sessione del primo novembre del 1957, registrata in quartetto da Lacy al sax soprano, Wynton Kelly al piano, Buell Neidlinger al contrabbasso e Dennis Charles alla batteria.

Primo di tre album registrati per la Prestige, in Soprano Sax si respira una tensione controllata dove tutti i musicisti sembrano suonare con attenzione (sciolti, insomma, ma ben accorti a non eccedere) e la cosa sembra essere evidenziata anche da una scaletta composta solo da standard che esigono si diverse velocità di esecuzione, ma una interpretazione non troppo ricca, come nel caso di Alone Together e della Day Dream di Duke Ellington che aprono il disco. Con Work ascoltiamo invece il primo sentito tributo ufficiale di Lacy a Thelonious Monk (pezzo che probabilmente aprirà la pista al successivo album, autentico omaggio al pianista, registrato sempre per la Prestige e intitolato Reflections: Steve Lacy Plays Thelonious Monk). Interessante poi la reinterpretazione dai toni più allegri della Rockin’ in Rhythm che Ellington scrisse ed eseguì per la prima volta al Cotton Club nel 1931. Probabilmente è il brano in cui viene più alla luce il Lacy come musicista dixieland progressivo dei suoi inizi.
Little Girl, Your Daddy Is Calling You (che sembra scritta proprio per quest’album ma il cui compositore è sconosciuto) è un brano impreziosito da un’ottima performance di Kelly al piano, mentre infine la Easy to Love di Cole Porter è il pezzo più lungo (otto minuti e mezzo) e chiude placidamente il disco.

steve lacy

Nonostante il quartetto all’opera suoni con il freno a mano tirato in un paio di punti dell’album, Soprano Sax rappresenta a tutti gli effetti l’ottimo esordio da leader, nella lunga e prolifica carriera musicale di Lacy.

Tracklist:

  1. Day Dream (B. Strayhorn, D. Ellington) – 4:23
  2. Alone Together (H. Dietz, A. Schwartz) – 6:35
  3. Work (T. Monk) – 5:24
  4. Rockin’ in Rhythm (D. Ellington, I. Mills, H. Carney) – 4:05
  5. Little Girl, Your Daddy Is Calling You (Unknown) – 4:32
  6. Easy to Love (C. Porter) – 8:25

Musicisti:

  • Steve Lacy – Sax soprano
  • Wynton Kelly – Piano
  • Buell Neidlinger – Contrabbasso
  • Dennis Charles – Batteria

Jim Hall & Ron Carter Duo | Alone Together

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Alone Together è un album live di un inedito duo chitarra/contrabbasso composto dai musicisti jazz Jim Hall e Ron Carter, registrato il 4 agosto del 1972 e pubblicato nello stesso anno dalla Milestone (primo di un lungo sodalizio che darà i propri frutti con una serie di pezzi singoli o, soprattutto a partire dagli anni ’80, con gli album dal vivo Live at Village West e Telephone).

A lungo considerato come una felicissima rivelazione per gli ascoltatori abituati agli album da solista o da sideman di Hall e Carter, questo disco raccoglie una serie di duetti che mettono sotto la luce dei riflettori la comunicazione quasi telepatica, com’è stata definita dalla critica, tra i due musicisti.
La musica tranquilla ma ricca di passione che sprigiona Alone Together, si distribuisce lungo una scaletta di otto pezzi, tra i quali un originale a testa per i due bandleader, Receipt, Please per Carter e Whose Blues? per Hall, e sei standard noti tra i quali la quieta St. Thomas di Sonny Rollins, I’ll Remember April, Softly, As in a Morning Sunrise, Autumn Leaves e la Prelude to a Kiss di Duke Ellington.

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Alone Together è un disco introspettivo e stimolante che fa dell’intimità dell’esecuzione e dell’intesa tra i due musicisti la propria ricchezza. Un album davvero molto particolare che non mancherà di stupire anche chi conosce bene Hall e Carter.

Tracklist:

  1. St. Thomas (S. Rollins) – 4:44
  2. Alone Together (A. Schwartz, H. Dietz) – 5:51
  3. Receipt, Please (R. Carter) – 4:59
  4. I’ll Remember April (G. de Paul, P. Johnston, D. Raye) – 6:50
  5. Softly, As in a Morning Sunrise (S. Romberg, O. Hammerstein II) – 2:52
  6. Whose Blues? (J. Hall) – 5:54
  7. Prelude to a Kiss (D. Ellington, I. Gordon, I. Mills) – 5:50
  8. Autumn Leaves (J. Kosma, J. Mercer, J. Prévert) – 6:54

Musicisti:

  • Jim Hall – Chitarra
  • Ron Carter – Contrabbasso

Sonny Clark Trio [1957]

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Sonny Clark Trio è il quinto album in studio del pianista jazz americano, registrato il 13 ottobre del 1957 e pubblicato dalla Blue Note Records nello stesso anno. Il disco non va confuso con quello omonimo (ma noto anche con il titolo Blues Mambo) pubblicato dalla Time Records tre anni più tardi, nel 1960.

L’album raccoglie alcuni tra i più brillanti materiali hard bop del pianista della fine degli anni ’50, arricchiti da una sezione ritmica di supporto tra le più dotate di quel periodo. Paul Chambers al contrabbasso e Philly Joe Jones alla batteria avevano infatti pochi eguali, sia da accompagnatori che da solisti.
In scaletta troviamo in tutto sei standard noti tra cui la Be-Bop e la Two Bass Hit di Dizzy Gillespie (esemplari qui le esecuzioni quasi frenetiche di Clark al piano), intervallate dalla placida I Didn’t Know What Time It Was di Hart e Rodgers e dalla Tadd’s Delight di Tadd Dameron. Chiudono il disco i brani Softly as in a Morning Sunrise, i cui tempi rilassati sono dettati dall’impeccabile batteria di Jones, e la nostalgica I’ll Remember April suonata eccezionalmente dal solo Clark che decide di dar sfogo a tutta la ricchezza di fraseggio di cui è capace.

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Un ensemble composto da Chambers, Jones e Clark, quest’ultimo già allora considerato tra i pianisti più inventivi sulla piazza, interprete magistrale di ballate e geniale esecutore di assolo scanditi da dinamiche up-tempo, non poteva che dare vita ad un meraviglioso album come questo, fiore all’occhiello di tutti gli appassionati del jazz hard bop.

Tracklist:
Oltre ai sei brani dell’album, nella versione in CD del 2008 sono presenti tre bonus tracks (take alternativi di brani già presenti nella versione originale), mentre in una successiva rimasterizzazione distribuita nel 2013 sono state aggiunte due ulteriori tracce bonus (tra cui la bellissima Blues in the Night, a cui Clark dedicherà un album omonimo nel 1979).

  1. Be-Bop (D. Gillespie) – 9:52
  2. I Didn’t Know What Time It Was (L. Hart, R. Rodgers) – 4:20
  3. Two Bass Hit (D. Gillespie, J. Lewis) – 3:42
  4. Tadd’s Delight (T. Dameron) – 6:00
  5. Softly as in a Morning Sunrise (S. Romberg, O. Hammerstein II) – 6:31
  6. I’ll Remember April (D. Raye, G. DePaul, P. Johnston) – 4:52
    Bonus tracks nella versione in CD (2008):
  7. I Didn’t Know What Time It Was [Alternate Take] (L. Hart, R. Rodgers) – 4:18
  8. Two Bass Hit [Alternate Take] (D. Gillespie, J. Lewis) – 3:59
  9. Tadd’s Delight [Alternate Take] (T. Dameron) – 5:01
    Bonus tracks nella versione in CD (2013):
  10. Gee Baby, Ain’t I Good to You? [Alternate Take] (A. Razaf, D. Redman) – 4:18
  11. Blues in the Night [Alternate Take] (H. Arlen, J. Mercer) – 3:59

Musicisti:

  • Sonny Clark – Piano
  • Paul Chambers – Contrabbasso (eccetto traccia #6)
  • Philly Joe Jones – Batteria (eccetto traccia #6)

Freddie Hubbard | Red Clay

red clay

Negli anni ’70, periodo foriero di sperimentazioni musicali e nuove correnti, il trombettista Freddie Hubbard registrò Red Clay, suo 17° album ufficiale in studio contraddistinto da una chiara matrice hard bop, ma profondamente influenzato dal soul e dal funk. Registrato nella tripla sessione del 27, 28 e 29 gennaio del 1970, fu poi pubblicato nello stesso anno dalla CTI (fu il primo sodalizio tra Hubbard e l’etichetta di proprietà di Creed Taylor) e segnò, musicalmente, il cammino che il trombettista avrebbe intrapreso per tutto quel decennio.

Altro punto degno di nota di Red Clay è che ad accompagnare Hubbard in questa sessione, sono autentici giganti del jazz come il sassofonista Joe Henderson, il pianista Herbie Hancock, il contrabbassista Ron Carter e il batterista Lenny White.
Tra le cinque composizione di Hubbard, brillanti melodie hard bop che si sposano a meraviglia con le prime sperimentazioni funky, spiccano in particolare la title track che apre il disco (ben 12 minuti di durata con un’apertura modale in 4/4 e un’affascinante parte da solista per il piano elettrico di Hancock, alternata alle meravigliose prestazione della coppia di fiati Hubbard/Henderson), Delphia, melodia blueseggiante che inizia come una lenta ballata per poi cambiare pelle, e The Intrepid Fox (il brano forse più apprezzato di tutto il disco), ispirato a certe partenze di Miles Davis e arricchito da cambi improvvisi radicati in un’architettura più bop.
Infine è da sottolineare che la rimasterizzazione in CD del disco è ulteriormente impreziosita dalla versione alternativa della title track (questa della durata di ben 18 minuti), registrata dal vivo il 19 luglio del 1971 durante il concerto presso il Southgate Palace di Los Angeles (cast all’opera diverso, qui, dove oltre a Hubbard alla tromba, troviamo
Stanley Turrentine al sax tenore, Johnny “Hammond” Smith al  piano elettrico, George Benson alla chitarra, Ron Carter al contrabbasso, Billy Cobham alla batteria e Airto Moreira alle percussioni).

freddie hubbard

Su AllMusic, il critico musicale Thom Jurek scrive:

“Questo disco è considerato uno dei momenti più belli di Freddie Hubbard come leader, in quanto rappresenta tutti i suoi punti di forza come compositore, solista e frontman. Su Red Clay, Hubbard combina un glorioso passato blueseggiante e bop con le innovazioni jazz fusion degli anni ’70. […] Questo è un classico, giù le mani.”

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Hubbard, tranne dove indicato diversamente.

  1. Red Clay – 12:11
  2. Delphia – 7:23
  3. Suite Sioux – 8:38
  4. The Intrepid Fox – 10:45
  5. Cold Turkey (J. Lennon) – 10:27
    Bonus track nella versione in CD:
  6. Red Clay [live] – 18:44

Musicisti:

  • Freddie Hubbard – Tromba
  • Joe Henderson – Sax tenore, flauto
  • Herbie Hancock – Piano elettrico, Organo
  • Ron Carter – Contrabbasso, Basso elettrico
  • Lenny White – Batteria

Traccia #6:

  • Freddie Hubbard – Tromba
  • Stanley Turrentine – Sax tenore
  • Johnny “Hammond” Smith – Organ, Piano elettrico
  • George Benson – Chitarra
  • Ron Carter – Contrabbasso
  • Billy Cobham – Batteria
  • Airto Moreira – Percussioni

Bobby Hutcherson | Enjoy the View

bobby hutcherson

Durante questa piccola pausa estiva, e precisamente il 15 agosto scorso, siamo stati purtroppo testimoni della triste dipartita di un magnifico esponente della musica jazz. Quel Bobby Hutcherson (uno dei personali pallini di chi scrive) che ha saputo ritagliarsi, dagli anni ’60 ad oggi, una fetta importante di notorietà regalando ai propri sostenitori delle indimenticabili perle.
Su questo sito ho parlato di lui una buona manciata di volte, dai suoi primi dischi (Components, Dialogue e Happenings) fino alle sue cose più note registrate all’alba degli anni ’80 (Patterns). Ma a parte un’ordinata carriera musicale costellata da piccoli e grandi successi e durata la bellezza di mezzo secolo, Hutcherson rimarrà nella storia del jazz prima di tutto per essere stato, insieme a Milt Jackson, ovviamente, il maggior esponente del proprio strumento: il vibrafono.

enjoy the view

La sua sterminata lista di album in studio si chiude solo nel 2014, quando la Blue Note distribuisce Enjoy the View, album che vede Hutcherson collaborare con il sassofonista David Sanborn, con il polistrumentista Joey DeFrancesco (qui alla tromba e all’organo) e con il batterista Billy Hart.

Il disco sfoggia una serie di oscillanti e vivaci brani funky tratti da materiali registrati in studio nel 2009 e di chiara ispirazione Coltraniana. Qui Hutcherson sembra volersi momentaneamente discostare dalle sue tendenze più contemporanee (come nel caso del suo album dal vivo Somewhere in the Night del 2012) per un bop più tradizionale e fortemente influenzato da tematiche soul.
In scaletta, una serie di ispirate
composizioni originali (tre del bandleader e due a testa per Sanborn e DeFrancesco) tra cui spiccano il pezzo di apertura, Delia, il brano Hey Harold (impreziosito da un’anima spiccatamente modale) e il funky oscillante Teddy.

In definitiva, Enjoy the View raccoglie una musica espansiva e coinvolgente che oltre a rifarsi al meglio che Hutcherson tirò fuori tra gli anni ’60 e ’70, chiude meravigliosamente la carriera musicale del vibrafonista.

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Hutcherson, tranne dove indicato diversamente.

  1. Delia (D. Sanborn) – 5:51
  2. Don Is (J. DeFrancesco) – 5:02
  3. Hey Harold – 7:02
  4. Little Flower (D. Sanborn) – 6:43
  5. Montara – 5:40
  6. Teddy – 5:08
  7. You (J. DeFrancesco) – 8:03

Musicisti:

  • Bobby Hutcherson – Vibrafono
  • David Sanborn – Sax alto
  • Joey DeFrancesco – Tromba, Organo
  • Billy Hart – Batteria

My Favorite Things: Coltrane at Newport

my favorite things coltrane at newport

Pubblicato dalla Impulse! Records nel 2007, My Favorite Things: Coltrane at Newport raccoglie le performance dal vivo del sassofonista registrate al Newport Jazz Festival il 7 luglio del 1963 e il 2 luglio del 1965 (pezzi già inseriti in precedenti album).

I primi tre pezzi, tratti dalla sessione del ’63, furono originariamente inseriti negli album Newport ’63 (anche questo pubblicato postumo dalla Impulse nel 1993) e Selflessness: Featuring My Favorite Things (Impulse, 1969), con la differenza che Impressions è qui presente per la prima volta nella sua versione extended (quasi 24 minuti), che I Want to Talk About You si apre con l’introduzione sul palco di Willis Conover e che la meravigliosa My Favorite Things (estesa per l’occasione a 17 minuti) è una tra le più belle versioni live in circolazione.
Il cast all’opera è il classico quartetto di Coltrane con McCoy Tyner al piano e Jimmy Garrison alla batteria, ma una piccola variazione sulla batteria con Roy Haynes al posto di Elvin Jones (che non riuscì ad essere presente).

Il set di brani della sessione del ’65 componeva invece il lato A dell’album New Thing at Newport, pubblicato dalla Impulse nel 1966 (sul lato B erano presenti le performance del quartetto di Archie Shepp). Qui Elvin Jones prende di nuovo il proprio posto alla batteria e il quartetto firma One Down, One Up (in una versione breve da 12 minuti ripresa integralmente, nei suoi 27 minuti di durata, solo nel 2005 nell’album Live at the Half Note: One Down, One Up) e una seconda versione lunga di My Favorite Things.

john coltrane

Messi insieme, i due diversi set compongono un meraviglioso ed unico affresco che sottolinea i diversi approcci dei due batteristi all’opera e la visione completa che Coltrane riusciva ad avere (e ad imprimere) a quel punto della propria carriera.

Tracklist:
Le tracce dalla 1 all 3 sono state registrate dal vivo il 7 luglio 1963 al Newport Jazz Festival in Freebody park, nel Rhode Island. Le tracce dalla 4 alla 6 allo stesso Festival, ma nell’edizione del 2 luglio del 1965.

  1. I Want to Talk About You – 9:41
  2. My Favorite Things – 17:20
  3. Impressions – 23:30
  4. Spoken Introduction to John Coltrane’s Set By Father Norman O’Connor – 1:08
  5. One Down, One Up – 12:43
  6. My Favorite Things – 15:13

Musicisti:

  • John Coltrane – Sax tenore, Sax soprano
  • McCoy Tyner – Piano
  • Jimmy Garrison – Contrabbasso
  • Roy Haynes – Batteria (tracce 1-3)
  • Elvin Jones – Batteria (tracce 5-6)

Booker Ervin | That’s It!

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That’s It! è un album del sassofonista jazz Booker Ervin registrato nella sessione del 6 gennaio 1961 presso i Nola Penthouse Studios di New York per la Candid Records, particolare etichetta fondata da Archie Bleyer nel 1960 (e durata purtroppo solo otto mesi). In molti casi, i musicisti jazz e blues che registrarono per la Candid in quel periodo, erano ispirati e diretti in modo più creativo rispetto alla media e questo disco di Ervin non fa certo eccezione, arrivando anzi ad essere considerato uno dei lavori più rappresentativi dell’intero catalogo della casa di produzione (tra gli altri, quelli di Mingus, Eric Dolphy, Cecil Taylor o Steve Lacy).

Il sax tenore di Ervin ha sempre cercato un sound molto particolare e qui si è espresso al meglio, grazie anche ad un dinamico quartetto (che purtroppo, anche questo, durò troppo poco tempo) che oltre allo stesso Ervin comeprendeva anche Horace Parlan al piano, George Tucker al contrabbasso e Al Harewood alla batteria.
Tra i sei pezzi in scaletta, quattro dei quali composti dal bandleader, sono da sottolineare gli standard Poinciana e Speak Low, mentre tra gli originali il più noto è di sicuro Booker’s Blues, scandito da un repentino sax dal timbro brillante, dopo una quarantina di secondi di silenzio sporcato appena da qualche nota di contrabbasso.

Booker Ervin

Ervin morì purtroppo nel 1970 all’età di 39 anni, dopo una carriera discografica intensa ma durata meno di un decennio. I migliori sassofonisti tenore di quel periodo, artisti del calibro di Sonny Rollins o John Coltrane, erano caratterizzati da un tono e uno stile unici. E Booker Ervin, con il suo modo di suonare immediatamente riconoscibile, non faceva certo eccezione, riuscendo a sfoggiare sempre un tono graffiante e dinamico, energico e vitale. E in tal senso, That’s It! è un meraviglioso testimone.

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Ervin, tranne dove indicato diversamente.

  1. Mojo – 7:57
  2. Uranus – 4:32
  3. Poinciana (B. Bernier, N. Simon) – 8:04
  4. Speak Low (O. Nash, K. Weill) – 7:12
  5. Booker’s Blues – 10:59
  6. Boo – 4:32

Musicisti:

  • Booker Ervin – Sax tenore
  • Horace Parlan – Piano
  • George Tucker – Contrabbasso
  • Al Harewood – Batteria