Jazz Liberatorz | Clin d’Oeil & Fruit of the Past

jazz liberatorz

I Jazz Liberatorz sono una band hip hop francese fondata a Meaux, nella regione dell’Île-de-France, dai DJ e produttori musicali DJ Damage, Dusty e Madhi. Attivi sin dal 2003, il gruppo ha pubblicato due album in studio, entrambi firmati dalla Kif Recordings. La musica dei Jazz Liberatorz miscela commistioni e generi vecchi e nuovi con una particolare attenzione alla parte strumentale (anche questa in parte ispirata a quella jazz) e vanta collaborazioni con artisti lirici quali il rapper Emanon e la band rock alternativa T.Love.

clin d'oeilIl disco d’esordio, pubblicato nel 2008 con il titolo Clin d’Oeil, può essere considerato un omaggio alla golden age dell’hip-hop e alle radici della black music e alla musica jazz più in particolare.

Tracklist:

  1. Clin D’Oeil – 7:04
  2. Ease My Mind – 5:28
  3. I Am Hip Hop – 4:43
  4. When The Clock Ticks – 4:54
  5. Genius At Work (ft. Fat Lip & T.Love) – 4:30
  6. Indonesia (ft. Tableek) – 6:03
  7. The Process – 5:28
  8. The Return – 5:14
  9. U Do – 5:39
  10. Cool Down – 5:21
  11. Take A Time – 5:12
  12. Vacation – 4:52
  13. Speak The Language (ft. Lizz Fields) – 6:03
  14. Qîdar – 4:05
  15. Outro – 5:04

fruit of the pastIl secondo album, Fruit of the Past, viene pubblicato un anno dopo, nel 2009, e raccoglie prestigiosi contributi di artisti come Fatlip, il gruppo hip hop The Pharcyde e del celebre rapper Mos Def.

Tracklist:

  1. Music In My Mind Part 1 – 0:52
  2. Loop Prisioner – 1:20
  3. What’s Real – 5:18
  4. Dark Keys – 4:51
  5. What’s Next On The Menu – 1:46
  6. Music Makes The World Go Round (20Syl Remix) – 4:11
  7. Force Be With You – 3:25
  8. Diggin Sound – 0:33
  9. It Was Only A Song – 1:56
  10. Always Something – 4:18
  11. My Style Is Fly – 3:26
  12. Capture Your Mind – 1:39
  13. A Paris – 1:59
  14. After Party (Jazz Lib Remix) – 3:56
  15. That’s Right – 0:31
  16. Mountain Sunlight – 3:20
  17. Breathing Pleasure – 4:07
  18. Music In My Mind Part 2 – 3:05
  19. That’s Reality – 1:52
  20. Black Avenue – 3:13
  21. Back Packers – 4:02
  22. Slow Down – 1:36
  23. Force Be With You (Drum Brothers Remix) – 3:25
  24. My Style Is Fly (Dela Remix) – 3:32
  25. Music Makes The World Go Round – 4:40
  26. What’s Next – 2:24

Di questo secondo disco, qui sotto puoi ascoltare i brani Loop Prisioner, What’s Real, Always Something e What’s Next on the Menu, mentre qui è disponibile all’ascolto l’intero album su Grooveshark.

Madlib the Beat Konducta vol. 0/6

madlib

Partiamo dal presupposto che è impossibile parlare di Madlib (al secolo, Otis Jackson Jr.). DJ, polistrumentista, rapper e produttore musicale, il buon Otis conta produzioni e collaborazioni (tutte siglate con diversi pseudonimi) da numeri quasi impossibili da citare. Gabriele Marino e Gaspare Caliri hanno cercato di tirare le fila della sua carriera musicale in un lungo articolo sul sito SentireAscoltare qui, dal quale riporto poche righe, giusto per capire di quale ossessivo monomaniacale talento stiamo parlando:

Madlib è un workaholic, ma non è per lui una questione di stacanovismo, si tratta piuttosto di biologia, metabolismo, sopravvivenza, carne: Madlib fa musica come mangia, dorme e va di corpo. Con tutti i pregi e i difetti del caso. La sua non è una vocazione, è un istinto, non è una benedizione, è una condanna. Madlib ha fatto delle proprie ossessioni il proprio pane quotidiano: come i meglio creatori di cose artistiche della storia, ha deciso di esorcizzarle non combattendole ma abbandonandovisi completamente. […] Vinyl junkie totale, lui che nel 2004 dichiarava di fare i dischi, ma si tratta quasi certamente di un’esagerazione, con soltanto un sampler e un registratore otto piste, niente computer. Puro integralismo analogico in epoca pro-tools. Girano leggende forse non troppo lontane dal vero sulla sua personalità schiva e monomaniacale: la sua compagna lo avrebbe addirittura mollato perché esasperata dal suo stare tutto il giorno chiuso in studio a registrare suonare ascoltare.

Peanut Butter Wolf, il suo mecenate, dice che Mad produce più o meno un album al giorno, sicuramente tra i dieci e i venti pezzi fatti e finiti, e che lavora a più progetti contemporaneamente. Insomma, al di là di una figura anche oculatamente costruita per “fare personaggio”, quello dell’artista totalmente votato alla musica, logorroico su vinile ma reticente su tutto il resto e per tutto il resto (interviste col contagocce e sempre meno negli ultimi anni, due parole appena su qualsiasi cosa che non siano musica e dischi, riservatissimo sulla vita privata), sfuggente in tutto, già sfumato in mito come da un alone di incolmabile distanza, di alterità, cristallizzato, è certo insomma che Madlib davvero viva di musica e per la musica.

madlib2

Qui mi limiterò invece a segnalare il suo volume 0 e i suoi successivi tre doppi album, firmati con lo pseudonimo di Beat Konducta. Probabilmente tra i progetti meglio riusciti di Madlib, secondo la critica i 4 dischi, nel complesso, non sono privi di imperfezioni. Ma è curioso appurare come siano comunque unanimamente considerati tra le migliori produzioni del genere.

vol0 earth sounds

Il progetto fu messo in cantiere tra il 1994 e il 1996, ma fu pubblicato in doppio vinile da 45 giri dalla Stones Throw Records solo nel 2001 con il titolo Beat Konducta Vol. 0: Earth Sounds. E’ probabile che Madlib avesse in mente di farne una serie ma non la direzione che avrebbe preso.

Tracklist:

SIDE A: 01. Earth Sounds | 02. Conducted Rhythms | 03. Collie and Beer | SIDE B: 01. Breaks of Meditate Pt. 1 | 02. Elements of Mr. Crabfeather | 03. Blades | SIDE C: 01. Pike | 02. Chops & Thangs | 03. Lost Lust | 04. Drama Scene #4 | SIDE D: 01. Ashby Road | 02. Soul Sonata | 03. Mindtouch

vol2 movie scenesNel 2006 parte ufficialmente la serie con il bellissimo album Beat Konducta Vol. 1-2: Movie Scenes (Stones Throw Records). Nelle intenzioni e nelle fantasie del musicista, questo disco è realizzato come una colonna sonora per un film inesistente e con una particolare predilizione per l’uso di campionamenti da musica anni ’70, infarciti da note rock, funk e house. 35 brani, per lo più veri e propri frammenti musicali, il più lungo dei quali non va oltre i due minuti di durata.

Invece di partire da zero nella costruzione di un pezzo, come è naturale che sia, Madlib seziona una canzone o una musica già esistente e la reinterpreta creandone una nuova versione completamante diversa. La cosa è ancora più rilevante se si tiene in considerazione il fatto che il musicista non utilizza nastri master e computer (cosa che lo rende molto orgoglioso) ma solo giradischi, una drum machine, alcuni campionatori, una vecchia tastiera e una tonnellata di vecchi LP.

Tracklist:

VOLUME 1
01. The Comeback (Madlib) – 1:14 | 02. The Payback (Gotta) – 1:54 | 03. Face the Sun (Africa) – 1:52 | 04. Open (Space) – 1:35 | 05. Tape Hiss (Dirty) – 1:19 | 06. Sir Bang (Bounce) – 2:12 | 07. Third Ear (More) – 1:38 | 08. Stax (Strings) – 1:02 | 09. Electric Company (Voltage-Watts) – 1:31 | 10. Left on Silverlake (Ride) – 1:58 | 11. Painted Pictures (Art) – 1:42 | 12. Gold Jungle (Tribe) – 1:34 | 13. Offbeat (Groove) – 2:10 | 14. Pyramids (Change) – 1:56 | 15. Eternal Broadcaster (Authentic) – 2:44 | 16. Spanish Bells (High Dreams) – 1:28

VOLUME 2
01. The Rock (Humps) – 1:44 | 02. Box Top (Cardboard Dues) – 1:41 | 03. West Zone (Coastin’) – 1:23 | 04. Filthy (Untouched) – 1:41 | 05. Friends (Foes) – 2:13 | 06. Toe Fat (Ghettozone) – 1:38 | 07. Money Hugger (Gold Diggin’) – 1:50 | 08. The Comeup (Come Down) – 1:39 | 09. Two Timer (The Pimp) – 1:58 | 10. Chopstyle (Suey Blast) – 1:52 | 11. Black Mozart (Opus II) – 1:59 | 12. Understanding (Comprehension) – 1:25 | 13. Snake Charmer (Heads Up) – 1:27 | 14. Old Age (Youngblood) – 2:13 | 15. Fukwitus (The Eights) – 1:18 | 16. African Walk (Zamunda) – 1:17 | 17. Whutkanido (Can Do It) – 1:25 | 18. The Forest (Greens) – 1:04 | 19. Outerlimit (Space Ho) – 2:11

vol3-4 in indiaPubblicato nell’agosto del 2008, sempre per la Stones Throw Records, il secondo doppio album è Beat Konducta Vol. 3-4: in India, realizzato da Madlib attraverso l’utilizzo di un buon comparto di campioni pre registrati o estrapolati dal mondo della scena musicale di Bollywood degli anni ’70.

Quest’album non sembra inquadrare un obbiettivo preciso come il precedente e le 34 tracce sembrano essere collegate solo per via di un sound comunque in grado di offrire una straordinaria quantità di suoni che ruotano intorno a strumenti tradizionali indiani come il sitar. E si basa quasi esclusivamente sulla conclamata e innata abilità del suo autore, che non sta mai troppo a pensare al prodotto finito in quanto, per sua stessa natura, troppo preso dalla prossima cosa che sta per realizzare per ricordare anche solo quello che ha fatto pochi minuti prima.

Tracklist:

VOLUME 3
01. Enter… Hot Curry – 2:25 | 02. Indian Hump – 2:34 | 03. Movie Finale – 1:44 | 04. Raw Tranquility Pt. 3 – 1:54 | 05. Freeze – 1:36 | 06. Masala – 1:08 | 07. OnThatNewThing – 1:31 | 08. Indian Deli – 1:47 | 09. The Rumble – 2:32 | 10. Dancing Girls Theme – 1:57 | 11. Piano Garden – 1:45 | 12. Dark Alley Incidental Music – 2:23 | 13. Early Party – 1:53 | 14. Fifth Chant – 1:32 | 15. The Rip Off (Scene 3) – 1:03 | 16. Sitar Ride – 2:23

VOLUME 4
01. Get It Right – 1:56 | 02. More Rice – 2:06 | 03. Accordion for Raj – 1:51 | 04. Indian Bells – 1:36 | 05. Club Scene – 1:27 | 06. Duel – 1:55 | 07. Organ Stroll – 1:20 | 08. In the Cave – 1:23 | 09. Malfunction – 1:08 | 10. Victory – 0:20 | 11. Smoke Circle – 1:42 | 12. Raw Ground Wire – 1:17 | 13. New Bombay – 2:11 | 14. Shah Sound – 1:54 | 15. Another Getaway – 2:24 | 16. Main Title – 1:31 | 17. (Variations) – 2:47 | 18. No Sitar (Outro) – 1:54

vol5-6 tribute to jdillaInfine l’ultimo doppio, Beat Konducta Vol. 5-6: A Tribute to J Dilla (Dil Cosby and Dil Withers Suite), risale al febbraio del 2009 e nasce dalla collaborazione con J Rocc (DJ e producer) e dedicato all’amico deceduto J Dilla. Anche questo album, come il primo, vanta un ampio uso di campionature soul, funk e house, ma anche jazz.

Con questo album Madlib mette quindi insieme una serie di tributi in onore del compianto J Dilla realizzati nel tempo in collaborazione con altri musicisti (oltre al già citato J Rocc, nel disco compare anche Busta Rhymes) in un addio ricco e pieno di emozioni complicate che arrivano direttamente da un’amicizia andata avanti per anni. Naturalmente questo è un lavoro strumentale, privo quindi di voci, parole o commenti. Solo rari indizi nei sottotitoli dei brani. Il resto è purissimo stato d’animo, splendidamente illustrato in alcuni pezzi come Shades of Pete).

Tracklist:

VOLUME 5
01. For My Mans (Prelude) – 1:37 | 02. The Mystery (Dilla’s Still Here) – 1:47 | 03. Beat Provider (Through the Years) – 1:19 | 04. J’s Day Theme #3 (Support) – 2:06 | 05. In Jah Hands (Dilla’s Lament) – 2:00 | 06. Get Dollaz (24-7) – 1:14 | 07. The String (Heavy Jones) – 1:22 | 08. Two for Pay Jay (No Dough, No Show) – 1:36 | 09. No More Time? (The Change) – 2:23 | 10. Do You Know? (Transition) – 2:07 | 11. Dirty Hop (The Shuffle) – 2:08 | 12. Floating Soul (Peace) – 1:44 | 13. Infinity Sound (Never Ending) – 1:28 | 14. Sacrifice (Beat-a-Holic Thoughts) – 1:22 | 15. Rolled Peach Optimos (Call Day) – 1:29 | 16. Rebirth Cycle (Super Soul) – 0:56 | 17. The Main Inspiration (Coltrane of Beats) – 2:16 | 18. The Get Over (Move) – 1:40 | 19. Shades of Pete (Super) – 0:29 | 20. King Chop (Top Line) – 1:17 | 21. Anthenagin’ (?) – 1:34 | 22. Dil Cosby Interlude – 1:07

VOLUME 6
01. Dill Withers Theme – 0:43 | 02. First Class (The Best Catalogue) – 1:28 | 03. Lifetime (Lifeline) – 2:13 | 04. The Electric Zone (Plugged In) – 1:47 | 05. So Much (Music) – 1:16 | 06. Smoked Out (Green Blaze Subliminal Sounds) – 1:48 | 07. Another Bag of Bomb (No Seeds) – 1:06 | 08. All Love (The Movement) – 1:28 | 09. Detroit Playaz (Gator Walk) – 2:20 | 10. Blast (Computer Rock) – 0:56 | 11. J.B. and J.D. (Interlude) – 0:41 | 12. Never Front (Ears Up) – 4:23 | 13. Dillalade Ride (Contact High) – 1:52 | 14. Suffer (Concentration) – 1:42 | 15. Show Me the Good Life (Chip Stack) – 1:18 | 16. Slapped Up (Snap n’ Clap) – 1:33 | 17. Another Batch (Play It Again) – 1:08 | 18. Full Figure Pockets (Pay Jay) – 1:38 | 19. Smoke Interlude (Hawaiian Punch) – 1:01 | 20. The Sky (Beyond Sight) – 1:35

Brian Eno: Biography

Brian Eno

Brian Peter George St. John le Baptiste de la Salle Eno, meglio noto solo come Brian Eno nasce il 15 maggio del 1948 a Woolbridge, paese del Suffolk, nel sud este del Regno Unito. A oggi è considerato compositore, musicista, ingegnere del suono, teorico musicale, cantante e produttore discografico.

Da Wikipedia:

Soprannominato “lo stratega obliquo”, ama definirsi un “musicista non-musicista”, concetto matematico/taoistico che pubblica nel libro manifesto intitolato Music For Non-musicians.

Nel 1969, Brian Eno è un tecnico multimediale e un grafico. I suoi primi passi nel mondo della musica avvengono grazie ad un fortuito incontro in metropolitana con il sassofonista Andy MacKay, grazie al quale Eno conosce Bryan Ferry e Phil Manzanera. Ed insieme ai quali darà vita, come tastierista e ingegnere del suono, alla band glam rock dei Roxy Music.

roxy

I Roxy Music esordiscono nel ’73 con l’album omonimo e, un anno dopo, è il turno di For Your Pleasure, entrambi caldamente raccomandati da Robert Fripp (leader dei King Crimson) all’etichetta discografica Island Records.

roxy_music_1_2

Nel ’73, con la fine del tour del secondo album, Eno lascia la band (segnando comunque due tra i più grossi successi dei Roxy Music) e comincia una carriera da solista con l’abum Pussyfooting, realizzato proprio con Robert Fripp.

pussyfooting

Solo un anno dopo esce Here Come the Warm Jets, accreditato al solo Brian Eno, ma dove continua la collaborazione con Fripp e dove contribuiranno anche il chitarrista John Wetton e il bassista Bill MacCormick (fondatore dei Quiet Sun e in seguito sideman dei Matching Mole di Robert Wyatt).

here come the warm jets

Nello stesso anno esce anche Taking Tiger Mountain (By Strategy), un album che si discosta dalle sonorità rock più vive di quello precedente e che vede lo stesso Robert Wyatt alle percussioni e Phil Manzanera alla chitarra.

Da Wikipedia:

Nella realizzazione dell’album, i musicisti si aiutano con l’utilizzo delle Strategie Oblique, un mazzo di 100 carte ideate da Eno assieme all’artista anglo-tedesco Peter Schmidt. Ognuna di queste carte, la cui prima pubblicazione avviene nel gennaio del 1975, contiene un aforisma che stimola riflessioni applicabili non soltanto in campo musicale. Le Strategie Oblique saranno d’aiuto anche in molti dei successivi lavori dell’artista.

taking tiger mountain

A questo punto, Brian Eno viene già considerato vero e proprio fenomeno di massa e punto di riferimento per molti altri musicisti.
Dopo un tour con la band inglese The Winkies ed un concerto londinese con Kevin Ayers, John Cale e Nico (cantautrice tedesca dei Velvet Underground), nel 1975 Eno pubblica il suo terzo album da solita, Another Green World. Alla chitarra ancora Robert Fripp, alla viola John Cale (fondatore dei Velvet Underground insieme a Lou Reed) e alla batteria Phil Collins. Another Green World viene unanimemente considerato il primo capolavoro di Brian Eno che per l’occasione ha scritto 9 brani strumentali (su 15 totali del disco), guardando ad un tipo di musica più intimista e meditativa e dando un assaggio delle sue future esperienze ambient.

another green world

Da Wikipedia:

Apparentemente incapace di smettere di creare, il polistrumentista, scultore e pittore nonché videoartista séguita incessantemente la produzione di opere di ogni tipo, senza lasciare che una forma espressiva precluda l’altra, lasciando un occhio di riguardo per la sperimentazione, continuamente in evoluzione. In questo periodo Eno pubblica due libri in cui espone le sue teorie “non-musicali”: Music For Non Musicians e Oblique Strategy, quest’ultimo corredato dal mazzo di carte contenenti gli aforismi.

Quasi in contemporanea con l’uscita di Another Green World, sempre nel 1975, vengono pubblicati anche gli album Evening Star (in duo con Robert Fripp) e quello che viene riconosciuto come il suo primo disco 100% ambient, Discreet Music, nel quale Eno suona da solo tastiere e sintetizzatore per tutta la title track della durata di 30 minuti. Da segnalare sul lato B del disco gli accompagnamenti orchestrali dei Cockpit Ensemble che danno vita a tre variazioni del Canone in Re Maggiore del compositore tedesco di musica classica Johann Pachelbel. Inoltre, questo disco viene prodotto dallo stesso Eno e dalla sua nuova e personale etichetta Obscure Records.

evening star

discreet music

Nel 1977 è il turno di Before and After Science, altro capolavoro, tra i dischi più belli di quel periodo. Concepito in Germania dove Eno si era trasferito con Robert Fripp e David Bowie, questo album è diviso in due parti: nella prima sono presenti brani che spaziano tra il rock e il funky (rappresentativi dell’apporto che Eno darà ad alcuni degli album futuri di David Bowie), mentre nella seconda parte regna un ambient pulito e purissimo, in parte anche cantato, che vede la nascita di alcuni stupendi brani celebrati ancora oggi come Julie With… e By This River (rispettivamente qui e qui su Youtube).

before and after science

Nello stesso anno prende vita una collaborazione tra lui e il gruppo tedesco di musica elettronica Cluster. Nasce l’album Cluster & Eno, perfetto mix tra la sensibilità ambient di Eno e lo stile avanguardistico dei Cluster (e dal quale è tratto il brano Ho Renomo qui sotto). Brian Eno e i Cluster (in particolare Dieter Moebius e Hans-Joachim Roedelius) torneranno a collaborare l’anno successivo all’album After the Heat, prodotto da Conny Plank.

eno_cluster

Dal ’77 al ’79, Brian Eno, come accennato prima, collabora alla “Trilogia Berlinese” di David Bowie composta dai 3 album Low, Heroes e Lodger. Molti brani di questo trittico ricordano in effetti le composizioni e le sonorità di alcuni album precedenti di Eno come solista. Questi tre dischi del Duca Bianco faranno da apripista alla successiva stagione new wave europea.

bowie_low_heroes_lodger

Eno non si ferma qui e nello stesso periodo collabora anche, come produttore e musicista, con i Talking Heads nei tre album More Songs About Buildings and Food, Fear of Music e Remain in Light, produce gli album d’esordio degli Ultravox (titolo omonimo), dei Devo (Q: Are We Not Men? A: We Are Devo!) e di Harold Budd (The Pearl).

various

Esce anche con nuovi dischi da solista: Music For Films (1978) è un lavoro concettuale che tende a costruire temi da colonna sonora per film immaginari. Inizialmente pubblicato in una tiratura limitata da 500 pezzi, Brian Eno inviò alcune copie a registi e case di produzione. In seguito, alcuni dei brani del disco sono stati effettivamente inseriti nelle soundtrack di produzioni cinematografiche (in A Better Tomorrow di John Woo, in Jubilee e Sebastiane and Breathless di Derek Jarman e nel Rock ‘n’ Roll High School prodotto da Roger Corman).

music for films

Nel 1980, in collaborazione con il trombettista Jon Hassell, nasce l’album Fourth World 1: Possible Musics (E.G., Polydor), che descrive un genere di musica che impiega moderni trattamenti tecnologici, influenzata da epoche e radici culturali diverse.

fourth world

Sulla serie di quattro album che cominciano invece con Music For Airports, è importantissimo sapere che fanno tutti parte del progetto più ampio “Musica per Ambienti” partorito da Eno stesso con la collaborazione di Harold Budd e dello stesso Jon Hassell.

Da Wikipedia:

L’obiettivo è creare una musica di sottofondo per le fredde atmosfere delle ampie hall degli aeroporti, ma anche per le sale d’attesa, per i padiglioni delle mostre e delle gallerie d’arte.

Non semplici album da comprare presso un normale rivenditore di dischi, quindi, ma veri e propri lavori a parte che NON hanno la presunzione di essere musica da “salotto”, anche se hanno visto comunque la propria commercializzazione in una serie di dischi in vinile.

In particolare, tutto parte solo come Music for Airports, ma presto la cosa porterà Eno a realizzare un album del genere all’anno per i successivi quattro, classificando le varie uscite con l’etichetta “ambient”, appunto, seguita da numeri in successione. Il primo diventa quindi Ambient 1: Music for Airports e seguiranno Ambient 2: The Plateaux of Mirror (1980, realizzato con Harold Budd), Ambient 3: Day of Radiance (1981, scritto in collaborazione con il musicista Edward Larry Gordon, meglio noto con lo pseudonimo Laraaji) e infine Ambient 4: On Land (1982) del solo Eno (dal quale parecchi anni dopo saranno estrapolati diversi brani per le soundtrack di Shutter Island di Martin Scorsese e di Drive di Nicolas Winding Refn).

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Nel 1981, dalla collaborazione con il genio creativo dei Talking Heads, David Byrne, nasce uno dei capolavori della musica contemporanea riconosciuto ancora oggi a distanza di oltre trent’anni, l’album My Life in the Bush of Ghosts.

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Da personalità estrosa qual è, Brian Eno si diletta anche con le arti visive (visto anche il background da designer grafico) e nel 1983 realizza due installazioni, Fifth Avenue e Mistaken Memories, che celebrano in chiave artistica la nascita della videocassetta. L’originale associazione delle sue opere visuali con le atmosfere ambient della sua musica, porteranno una consistente rivoluzione anche nei metodi di esposizione all’interno delle gallerie d’arte.

Sempre lungo il percorso ambient, da questo momento Eno comincia una stretta collaborazione con suo fratello Roger Eno e con il tecnico del suono Daniel Lanois che darà vita prima di tutto all’album Apollo: Atmospheres and Soundtracks (EG, 1983, dal quale, in seguito, alcuni brani saranno di nuovo inseriti in colonne sonore di film come 28 Giorni DopoTraffic e Trainspotting) e il disco More Music For Films.

apollo+moremusic

Contemporaneamente Eno approfondisce le sue conoscenze della musica etnica, partecipando al successo dei musicisti ghanesi Edikanfo, a quello dei sovietici Zvuki Mu e collabora con Teresa De Sio (a proposito della quale confesso: “non ho mai sentito una cantante suonare così tante note”).

Acquista ancor più notorietà qualche anno dopo, con la produzione degli album degli U2, The Unforgettable Fire (1984) e Joshua Tree (1987). In questo periodo diventa uno dei produttori più richiesti al mondo.

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Nel 1985 è il turno di Thursday Afternoon, una composizione unica di 60 minuti realizzata un anno prima come colonna sonora per una produzione video con lo stesso titolo.

thursday afternoon

Nel 1986 Brian Eno viene incaricato dalla RAI italiana di comporre e realizzare un jingle della durata di 17 secondi destinato a diventare la sigla all’apertura del TG3. Eno lavorerà con Mario Sasso (incaricato invece del design) e il risultato (nel video qui sotto) piacque talmente tanto che fu utilizzato in tutte le edizioni, dal 1987 al 1999.

Textures è invece un album del 1989 che contiene brani già editi (tutti però rititolati) e brani inediti, destinati (sulla falsa riga di Music for Films) ad essere utilizzati come colonne sonore. L’album non è mai stato distribuito nei punti vendita ma solo distribuiti e resi disponibili, dalla Standard Music Library, ad alcuni registi cinematografici.textures

Nel 1990 Eno lavorerà di nuovo con John Cale e firmerà con lui l’album Wrong Way Up. Nel 1992, Brian Eno collaborerà anche con Peter Gabriel per il suo album Us, prenderà parte in veste di produttore alla colonna sonora del film Until The End Of The World di Wim Wenders (Fino alla fine del Mondo, in Italia) e collaborerà come produttore e musicista (cori, sintetizzatore e piano) agli album degli U2, Achtung Baby (1991) e Zooropa (1993).varie2Sempre nel 1992 la All Saints Records produce e distribuisce l’album Nerve Net, che segna un ritorno al materiale più rock oriented di Eno, miscelato a ritmi sincopati e fortemente sperimentali, a composizioni elettroniche e ad occasionali accenni al classic jazz. Diversi pezzi di questo album saranno in seguito remixati da Moby, Markus Dravs e Isaac Osapanin.

Del 1992 esce anche l’album The Shutov Assembly, dedicato all’artista russo Sergei Shutov che Eno aveva conosciuto a Mosca. Il disco è stato realizzato appositamente per lui remixando alcuni vecchi pezzi di Eno che Shutov aveva confessato di ascoltare mentre lavorava alle proprie opere.verve_shutovRisale al 1993 invece l’album Neroli, come altri concepito come un unico pezzo da un’ora, dove singole note risuonano in un modello apparentemente casuale ma armonico. Per via della particolare natura rilassante del disco, Neroli è stato in seguito inserito in vari reparti di maternità per infondere il senso di calma e per migliorare le varie fasi del parto.neroliNel 1994, insieme a Robert Fripp alla chiarra, Goeffrey Oryema alle percussioni e Richard Bailey alla batteria, nasce l’album Headcandy, particolare lavoro techno ambient, visibile anche su pc, dove in pratica le tracce in formato MP3 si sovrappongono a spettacolari giochi caleidoscopici e psichedelici sul monitor. Inoltre produce Wah Wah, il disco della rock band inglese James, registrato nelle stesse sei settimane di sessione del loro precedente album Laid.headcandy_wahwahAll’inizio del 1995, Brian Eno viene contattato dalla Microsoft. Per conto della software house, Mark Malamud e Erik Gavriluk chiedono ad Eno “una musica d’ispirazione, ottimistica, futuristica, sentimentale ed emotiva. Ah, il tutto deve durare tre secondi e mezzo”. Brian Eno realizzerà poi il jingle passato alla storia come quello d’apertura di Windows ’95 (nel video qui sotto), ad oggi il preferito dagli utenti.

Sempre nel 1995, la All Saints Records dà alle stampe Spinner, un disco realizzato da Eno e dal compositore, bassista e poeta inglese Jan Wobble, con la colonna sonora composta l’anno prima dal duo e utilizzata nel film biografico Glitterbug di Derek Jarman della durata di 60 minuti. Poi, alla voce “produzione, sintetizzatori, treatments & strategies”, Brian Eno partecipa anche al rilancio di David Bowie negli anni ’90 con l’album 1.Outside.spinner_outsideIn seguito alle ricerche di Eno nei tardi anni ’80 sulla musica generativa (musica che si evolve in continuazione senza ripetersi) la compagnia informatica SSEYO, decise di far testare a Brian Eno il proprio software musicale, Koan Pro. Dal risultato finale nacque, nel 1996, l’album Generative Music 1 with SSEYO Koan Software.


Di questo lavoro, Brian Eno dirà:

Esistono tre tipi di musica: quella dal vivo, quella registrata e quella generativa. La musica generativa condivide alcuni vantaggi sia della musica dal vivo che di quella registrata. Come la prima, è sempre diversa. Come la seconda, non è soggetta al tempo, al posizionamento e alle limitazioni. Puoi ascoltarla quando e dove vuoi.
 Credo che sia possibile che i nostri nipoti un giorno ci guarderanno con stupore e ci chiederanno: “vuoi dire che hai davvero ascoltato la stessa musica più volte?”

generative music

Nel 1996 continua la collaborazione con la All Saints Records con l’album The Drop, disco che prosegue lo stile del periodo “impressionista” di Eno che esplora paesaggi sonori attraverso l’ambient strumentale e una scrittura musicale più convenzionale.

Nel 1997, a capo di sintetizzatori e cori, Eno si unisce al ritorno sulle scene di Robert Wyatt con l’album Shleep, al quale prendono parte anche Phil Manzanera e Paul Weller (cantante e chitarrista dei Jam e degli Style Council).

Nello stesso anno produce con l’etichetta Opal Extracts from Music for White Cube, composizioni musicali per un’installazione all’Art Gallery di Londra e Lightness: Music for the Marble Palace realizzato sempre in occasione di un’installazione, ma questa volta presso il Marble Palace, appunto, a San Pietroburgo.varie_3

Sempre nel 1997 viene pubblicato per la prima volta l’album Tracks and Traces. Registrato in origine nel 1976, questo disco conta la collaborazione di Eno con gli Harmonia, band kraut-rock tedesca fondata da Michael Rother (anche membro dei Kraftwerk), Hans-Joachim Roedelius e Dieter Moebius dei Cluster (con i quali Eno aveva già collaborato dal ’77 al ’78) e Mani Neumeier (batterista jazz che vanta numerose collaborazioni di prestigio a livello internazionale).

Tra il 1999 e il 2003 Eno e la Opal producono ancora altri installation album: si tratta di Kite Stories (1999), realizzato per il finlandese Kiasma Museum of Contemporary Art di Helsinki, Music for Civic Recovery Centre (2000) per la Sonic Boom Exhibition dell’Hayward Gallery di Londra, Compact Forest Proposal (2001) per l’installazione 010101: Art in Technological Times presso il San Francisco Museum of Modern Art’s e infine January 07003: Bell Studies for the Clock of the Long Now (2003), album di studi effettuati per la Long Now Foundation, organizzazione fondata nel 1996 che mira a promuovere il concetto di miglior pensiero attraverso la calma e la lentezza, a dispetto di una mentalità che invece corre veloce ma che produce meno. Il primo progetto della fondazione è un’opera di W. Daniel Hillis, un orologio destinato a tenere il tempo per 10.000 anni e che produce il classico “tic tac” una sola volta all’anno, dove un’ora scatta una volta ogni secolo e dove è stata programmata l’uscita del cucù dopo un millennio. Un orologio esposto alla permanente presso il Science Museum di Londra e per il quale Eno ha costruito appunto questa colonna sonora composta da quindici brani per la durata complessiva di 75 minuti circa.varie_4Un piccolo salto al 2001 ci porta al nuovo album di Eno, Drawn From Life, con sonorità che spaziano dal jazz alla musica da camera al trip hop, realizzato e prodotto con Peter Schwalm (DJ e musicista di Francoforte) e con la cantante Laurie Anderson.drawn from life

Nel 2005 è la volta di Another Day on Earth (Hannibal), album da ricordare soprattutto per via del fatto che è quello con più testi tra tutti quelli di Eno degli ultimi 25 anni e dove, di conseguenza, lui stesso torna a cantare.

Da Wikipedia:

“Provo sempre a fare la musica che mi piacerebbe sentire. Il processo nasce da una serie di ascolti durante i quali penso: ‘Mi piacerebbe che fosse un po’ come questo, un po’ come quello’. Così trascorro tutto il tempo disegnando nella mia testa il tipo di musica che vorrei comporre. In questo periodo non ho ascoltato molto jazz o musica colta europea ma riconosco che mi abbiano comunque offerto un territorio fertile. L’altra strada era ripiegare verso quei sentimenti che avevo scoperto sulla musica come tipo di paesaggio sonoro. Ho provato a portare tutto questo verso un tipo di composizione che fosse ritmica e melodica perché per molto tempo ho composto brani senza ritmi ovvi o esili tracce melodiche.”

another day on earth

Nello stesso periodo realizza presso il Moma di San Francisco parte di una mostra che crea un perfetto connubio tra la tecnologia digitale e l’arte (titolo: 101010) e compone musica per le opere scultoree di Mimmo Paladino (raccolte poi in I Dormienti, album di 40 minuti). Con questi lavori, Eno intende creare:

Un ambiente musicale senza parole, senza melodia, senza ritmo e che non suoni mai due volte nello stesso modo; per realizzare ciò è palesemente intenzionato a servirsi di tutto ciò che è in grado di produrre un suono, che sia una campana, un ciocco di legno, una vibrazione elettronica, una voce o un semplice fruscio.

Nel 2003 e nel 2007 torna a collaborare con Robert Wyatt per gli album Cuckooland (nel quale darà voce ai brani Tom Hay’s Fox e Forest) e il grandioso Comicopera (dove suona le tastiere e curerà gli effetti sonori nel brano di apertura Stay Tuned, cantato dalla norvegese Anja Garbarek, figlia del più noto sassofonista jazz, Jan).cuckooland_comicoperaNel 2006 viene pubblicato il suo 77 Million Paintings, progetto multimediale diviso in due dischi: nel primo è presente un software che crea musica e immagini casuali che emulano uno degli schermi delle installazioni di Brian Eno. Il secondo, un DVD, contiene le interviste all’autore.

Da Wikipedia:

Il titolo deriva dal numero di combinazioni possibili di video e musica che possono essere generati dal software: ciò assicura che verosimilmente la stessa combinazione di musica e immagini non verrà mai proposta due volte.

77 million paintings

Nel 2007 viene contattato da Will Wright (autore dei videogame SimCity e The Sims) per realizzare la colonna sonora del suo nuovo progetto, Spore, un gioco che sviluppa algoritmi per la creazione interna di dinamiche videoludiche dal conuto casuale e sempre diverso. Allo stesso modo Brian Eno svilupperà una serie di tematiche musicali nate dal concetto di generazione automatica.

Dopo aver collaborato con i Coldplay già nel 2005, all’incisione e produzione di alcune tracce dell’album X&Y, Eno lavora di nuovo con la band di Chris Martin nel 2008, producendo l’album Viva la Vida or Death and All His Friends.xy_vivalavidaNel 2008 Brian Eno e David Byrne tornano a lavorare insieme dopo le vecchie collaborazioni degli anni ’70 e ’80, sfornando l’album Everything That Happens Will Happen Today. Qui si alternano atmosfere che saltano dalla musica elettronica a quella gospel. Per gli undici brani che compongono l’album, è importante sottolineare che Eno si alternerà alla direzione di diversi strumenti, tra i quali: basso, tastiere, chitarra, organo, chitarra virtuale Steinberg, canto, ottoni, effetti speciali e omnichord (se non sapete cos’è un omnichord, trovate tutto quello che vi serve sapere qui).everything that happens will happen today

L’ultimo progetto di Eno dell’annata 2008 è un applicazione per iPhone di sua stessa creazione chiamata Bloom, sviluppata per creare musica ambientale con dei semplici tocchi sullo schermo (qui il video su Youtube).

Nel 2009 gli viene affidata la supervisione del Luminous Festival al Sydney Opera House, il simbolo della città di Sydney e opera architettonica tra le più significative del XX secolo. Proprio in questa occasione Eno torna ad esibirsi dal vivo con tre concerti tenuti tutti lo stesso giorno. Pure Scenius, questo il nome della performance live, vede al suo fianco Jon Hopkins (pianista e compositore britannico) e il chitarrista Leo Abrahams. E infine, per chiudere il 2009, si occupa di scrivere e realizzare la colonna sonora del film di Peter Jackson, The Lovely Bones (Amabili Resti, in italiano), tratto dall’omonimo e celebre romanzo di Alice Sebold.the lovely bones

Il 2010 si apre con un nuovo spettacolo, ma stavolta al Brighton Festival. La squadra è la stessa e anche i tre concerti in un solo giorno, ma Eno questa volta sale sul palco a suonare 4 brani scritti dal compositore sudcoreano Woojun Lee.

Sempre nel 2010, la Warp Records pubblica il suo album Small Craft on a Milk Sea, registrato in collaborazione proprio con Leo Abrahams e Jon Hopkins e del quale Eno stesso si occupa della realizzazione, dalle composizioni alle registrazioni, dal packaging alla stampa.small craft1

small craft2

Da questo momento e per il prossimi album, i lavori di Brian Eno diventano veri e propri lavori a metà tra l’arte visiva e la musica da accompagnamento. Non solo CD musicali da “ascolto” quindi, ma veri oggetti materici da sfogliare e ammirare.
Scelta che persiste anche nei due album del 2011, sempre per l’etichetta Warp Records, Drums Between The Bells e Panic of Looking, entrambi frutto della collaborazione con il poeta Rick Holland.

drums between the bells

panic of looking

L’ultima sua fatica risale al 2012 con l’album Lux, realizzato per fare da colonna sonora al palazzo della Venaria Reale, a Torino. Quattro brani da venti minuti circa ciascuno, apprezzatissimi dalla critica internazionale, dove oltre ad Eno alla produzione e ai sintetizzatori, compaiono anche Leo Abrahams alla chitarra e Nell Catchpole alla viola e al violino.lux1

lux2

Le sperimentazioni di Brian Eno non finiscono certo qui e dopo l’app Bloom (vedi sopra), ha rilasciato ulteriori applicazioni per iPhone e iPad tra le quali vanno ricordate Trope (realizzata in collaborazione con il programmatore Peter Chilvers). Ideale proseguimento di Bloom, in Trope la musica viene generata dall’utente tracciando veri e propri disegni.

Infine Scape, dove il concetto alla base è che manipolando degli oggetti di forme diverse sullo schermo, si creano letteralmente dei paesaggi sonori che vivono di vita propria creando dinamiche musicali sempre differenti.

Se credete che tra mille progetti e altri mille, Brian Eno se ne rimanga con le mani in mano, vi sbagliate di grosso. Riporto di seguito una serie di lavori, sparsi temporalmente, che non hanno trovato spazio nelle biografia coordinata qui sopra perché considerati minori. Eccoli:

  • (1975) Phil Manzanera: Diamond Head (Eno/Manzanera compongono “Miss Shapiro” e “Big Day”) (Eno appare anche in Mainstream dei Quiet Sun e 801: Listen Now di Manzanera)
  • (1984) Dune soundtrack (AAVV – Eno compone: “The Prophecy Theme”)
  • (1994) Bryan Ferry: Mamouna (Eno suona e compone di nuovo insieme all’ex Roxy Music – “Wildcat Days” Ferry/Eno)
  • (1994) Laurie Anderson: Bright Red (Eno/Anderson compongono “The Puppet Motel”,”Muddy River”,”Poison”,”Tightrope” – Eno produttore)
  • (1995) Arto Lindsay: O Corpo Sutil – The Subtle Body (Eno/Lindsay compongono “4 Skies” e “Enxugar”)
  • (1997) David Bowie: EART HL I NG (Eno/Bowie compongono “I’m Afraid of Americans”)
  • (1999) James: Millionaires (Eno produttore)
  • (2000) Sinead O’Connor: Faith & Courage (Eno/O’Connor compongono “Emma’s Song”)
  • (2000) Sikter: Now, Always, Never (Eno tastiere e produzione – è stata la prima band della Bosnia ed Erzegovina il cui il videoclip fu trasmesso da MTV)
  • (2002) Bryan Ferry: Frantic (Eno/Ferry compongono “I Thought”)
  • (2003) Philip Glass: Bowie & Eno meet Glass/heroes/low symphonies
  • (2004) Phil Manzanera: 6PM (Eno – Enotonic treatments in “Broken Dreams”, “Waiting For The Sun to Shine”, “Manzra” & “Wish You Well)
  • (2006) Paul Simon: Surprise (Simon/Eno compongono “Outrageous”, “Another Galaxy”, e “Once Upon a Time There Was an Ocean”)
  • (2007) Bryan Ferry: Dylanesque (Eno suona in “If Not For You” – cover di George Harrison)
  • (2007) Belinda Carlisle: Voila (album di cover in francese – Eno alle tastiere)
  • (2007) Travis: The Boy with No Name (Eno produttore)
  • (2008) Grace Jones: Hurricane (Eno suona in “Hurricane”, Tastiere, Effetti Speciali [Treatments], Controcanto – produttore)
  • (2009) U2: No Line On The Horizon (U2, Eno, Daniel Lanois firmano la maggior parte dei brani – Eno – rhythm loop, programming, sintetizzatori, voce (Eno produttore)
  • (2010) Bryan Ferry: Olympia (Bryan Ferry) – Eno: sintetizzatori

E questo, solo per ora, è davvero tutto.

eno1

The Cinematic Orchestra

Creata da Jason Swinscoe negli anni ’90, i The Cinematic Orchestra sono una band britannica che vede il successo già al suo album d’esordio, Motion (Ninja Tune, 1999).motion1

Nel 2001 vengono ingaggiati per scrivere una colonna sonora per il film muto del 1929 Man with a Movie Camera del regista sovietico Dziga Vertov. Parte della colonna sonora verrà arricchita di parti vocali ed elementi elettronici e sarà pubblicata l’anno successivo con il titolo Every Day (Ninja Tune, 2002), mentre nel 2003 pubblicheranno le composizioni originali per il film in questione, raccogliendole in un album omonimo.every day

the man with a movie camera

Ma Fleur (Ninja Tune, Domino, 2007) è il loro terzo album, dal quale è tratto Arrival of the Birds, un single interamente melodico utilizzato anche da Giorgio Armani in un celebre spot pubblicitario.ma fleur

Live at the Royal Albert Hall (Ninja Tune, 2008) è un album tratto dal loro strepitoso concerto live tenuto nel 2007 al Royal Albert Hall di Londra.live at the royal albert hall

Nello stesso anno la band realizza anche la colonna sonora del documentario naturalistico prodotto da Disneynature e diretto da Matthew Aeberhard e Leander Ward, The Crimson Wing: Mystery of the Flamingos.crimson wing

Infine In Motion #1 (Beat Records, 2012), un album realizzato in collaborazione con Dorian Concept & Tom Chant, Grey Reverend e Austin Peralta. Una tracklist di sette brani sviluppati attraverso le solite sonorità della band che questa volta è accompagnata anche da un quartetto d’archi. Una colonna sonora che si prefigge di essere tale, ma per un film che non è mai esistito.in motion 1

Wax Taylor

Il francese Jean-Christophe Le Saoût, meglio conosciuto come Wax Tailor, è un produttore discografico di musica hip hop. La sua carriera comincia nel 2004 con due singoli di successo, Lost The Way and Que Sera e Where My Heart’s At.

L’anno successivo debutta con l’album Tales of the Forgotten Melodies (Lab’oratoire, Undercover, 2005) dove miscela sonorità hip-hop, trip-hop e downtempo a spezzoni sonori tratti da film. Il disco diventa uno dei migliori album elettronici del 2005.tales of the forgotten melodies

Due anni dopo è il turno di Hope & Sorrow (Decon Inc, Blend Corp., 2007) con il quale Wax si riconferma come una degli autori più raffinati nel campo della musica elettronica e trip-hop.hope & sorrow

Nel 2009 esce In the Mood for Life (Lab’oratoire), 19 brani che contano prestigiose collaborazioni come quelle con la celebre cantante francese Charlotte Savary, il collettivo di musicisti britannici A State of Mind e con il cantautore inglese Charlie Winston.in the mood for life

E infine la sua ultima fatica, Dusty Rainbow From the Dark (Le Plan, Lab’Oratoire, 2012), una favola epica sull’infanzia, un album realizzato remixando sonorità polverose recuperate da vecchi dischi in vinile.dusty rainbow from the dark

Steely Dan story

Il jazz, il rock, il funk, il rhythm & blues e il pop. Nella storia della musica una sola band è stata capace di fondere alla perfezione stili tanto diversi. Ovviamente sto parlando degli Steely Dan (nome ispirato dal vibratore alimentato a vapore che compare nel romanzo Il Pasto Nudo di William Burroughs), un duo delle meraviglie fondato nel 1971 da Walter Becker (chitarra e basso) e Donald Fagen (voce e tastiere).

Tutto cominciò nel ’71, quindi, quando i due incontrarono Gary Katz, produttore dell’etichetta musicale ABC Records, che credette in loro e che da allora produsse tutti i loro album realizzati negli anni ’70. Fu lui a convincerli a fondare un loro gruppo e fu lui a proporre gli altri musicisti che li avrebbero accompagnati in questa nuova avventura: i chitarristi Danny Dias e Jeff “Skunk” Baxter, il batterista Jim Hodder e il cantante David Palmer.

Ringrazio anche Gary Katz, dunque, per aver consegnato alla storia una delle più belle realtà musicali di sempre. Un duo creatore di strabilianti meraviglie che personalmente ho ascoltato fino allo sfinimento. Per redigere tutta la loro storia in pochi passi, riprendo da questo punto parte dei testi che compaiono sulla pagina di wikipedia dedicata al gruppo.

Il loro primo album, Can’t Buy A Thrill (1972) contiene i due successi Do It Again e Reelin’ In The Years. Durante il tour David Palmer cantò anche le canzoni che nell’album erano cantate da Donald Fagen, ma fu subito evidente che l’impatto non era lo stesso. L’aggiunta di Palmer come seconda voce era dovuta al fatto che la voce di Fagen non era ritenuta abbastanza commerciale. Fagen, convinto dal produttore e dal partner Becker, divenne il cantante unico della band.

Il secondo album, Countdown to Ecstasy (1973), non eguagliò il successo del precedente. Anche se gli Steely Dan non furono mai soddisfatti di alcune esecuzioni presenti nell’album, in esso sono presenti alcuni loro classici come Bodhisattva e My Old School.

Il terzo album Pretzel Logic uscì nel 1974 fu accompagnato dal successo del singolo Rikki Don’t Loose That Number.

Nel 1975 uscì Katy Lied nel quale suonò una folta schiera di musicisti in sostituzione dei fuoriusciti. Quest’album divenne disco d’oro grazie a Black Friday e Bad Sneakers.

Il quinto album, The Royal Scam (1976), vendette relativamente bene considerata l’assenza di un vero singolo di lancio. L’album contiene comunque dei bei momenti come la complessa Green Earrings che la band non mancò mai d’eseguire dal vivo negli anni seguenti.

Con Aja (1977) Fagen e Becker confermarono la loro fama di autori sofisticati e di perfezionisti del lavoro in studio e delle fasi di registrazione. Aja è un album con sonorità sofisticate ed un’atmosfera jazz. Compaiono in esso alcuni jazzisti affermati come Larry Carlton (già presente su Katy Lied), Steve Gadd e Wayne Shorter. Fu anche uno dei primi dischi americani a ricevere la certificazione del disco di platino per aver venduto oltre il milione di copie.

Il successore di Aja ebbe una genesi molto travagliata al termine della quale il creativo duo scelse di staccare la spina per un po’ per riposarsi e dedicarsi a progetti personali. Finito di registrare nel 1978, Gaucho uscì dopo due anni, nel 1980, a causa di problemi burocratici con le etichette discografiche: La ABC Records infatti era stata acquistata dalla MCA Records che rivendicava il diritto di pubblicare l’album nonostante il fatto che Becker e Fagen avessero deciso di passare alla Warner Music Group. Oltre a questi problemi la genesi del disco fu funestata da altri tragici e spiacevoli episodi, come la morte della fidanzata di Walter Becker, dell’incriminazione di quest’ultimo per concorso in omicidio e della sua successiva scagionazione, i suoi problemi di dipendenza dalla droga e l’accusa nei confronti del duo da parte del pianista jazz Keith Jarrett di essersi ispirati troppo alla sua Long As You Know You’re Living Yours per la loro canzone Gaucho. Qualche tempo dopo Fagen ammise pubblicamente che il brano di Jarrett gli era piaciuto così tanto da averlo fortemente influenzato durante la stesura del brano.

Finalmente, nel novembre del 1980, l’album venne dato alle stampe. Presentato dal singolo Hey Nineteen, Gaucho si aggiudicò un Grammy Award nel 1981. Piccola curiosità: a questo album, e al brano Time Out of Mind in particolare, parteciperà anche Mark Knopfler, naturalmente nel ruolo di chitarrista ospite.

Nel giugno del 1981 gli Steely Dan annunciarono la sospensione della loro collaborazione artistica. Nel 1982 Fagen pubblicò da solo lo storico The Nightfly [ne ho parlato qui N.d.R.], un album di grande successo stilisticamente molto vicino ai più recenti lavori degli Steely Dan, celebre anche per l’eccezionale qualità della registrazione (il disco è ancor oggi utilizzato per testare gli impianti hi-fi).

Nonostante gli Steely Dan fossero ormai divisi, il duo fondatore decise di raccogliere tutti i loro brani di successo in un paio di raccolte. La prima, A Decade of Steely Dan (1985), comprendeva quattordici brani tra i quali il singolo FM, realizzato anni prima, nel 1978, per il film omonimo di John Alonzo. La seconda, The Very Best of Steely Dan: Reelin’ in the Years (1987), fu distribuita in doppio vinile con 18 brani complessivi.

I due artisti, oltre a co-produrre a vicenda i successivi lavori solisti (Kamakiriad del 1993 di Fagen e 11 Tracks of Whack del 1994 di Becker), si dedicarono alla produzione di altri gruppi e artisti.

Il duo finalmente si riunì nel 1993 in occasione del tour statunitense di Fagen al quale si unì Becker. Divenne quindi un tour degli Steely Dan a tutti gli effetti e dal quale fu tratto l’album dal vivo Alive in America (1993-1994). E sempre nel 1993 viene distribuito Citizen Steely Dan (MCA Records, Universal Music), un box set in 4 cd che raccoglie i loro primi album e alcuni b-sides rimasterizzati per la prima volta.

Nel 2000, dopo una pausa durata venti lunghissimi anni, gli Steely Dan tornarono in sala d’incisione. Il risultato fu Two Against The Nature che si aggiudicò ben quattro Grammy Award (miglior album pop cantato, migliore performance canora con il brano Cousin Dupree, album dell’anno e migliore registrazione.

Mentre dopo soli tre anni venne alla luce Everything Must Go (2003), primo album in studio degli Steely Dan nel quale Walter Becker canta una canzone.

Chick Corea Elektric Band | Eye of the Beholder

Nel 1986, il pianista statunitense di fama mondiale Chick Corea ha la bella idea di mettere insieme una band. Lo fa chiamando a rapporto alcuni tra i migliori musicisti sulla piazza.

John Patitucci, riconosciuto unanimamente come uno dei migliori bassisti jazz al mondo, è forte di collaborazioni con personaggi come Herbie Hancock, Wayne Shorter, Stan Getz, Wynton MarsalisSting, Natalie Cole e Joao Gilberto e con compositori di colonne sonore quali Jerry Goldsmith, Ry Cooder, James Newton Howard, Dave Grusin, Henry Mancini, John Williams, Mark Isham e Howard Shore.

Anche Dave Weckl, come batterista jazz/Fusion, è considerato uno dei migliori nel suo campo e ha lavorato con George Benson, Paul Simon, Madonna, Mike Stern ed è leader di un proprio gruppo, la Dave Weckl Band.

Il chitarrista australiano di origini italiane Frank Gambale ha ricevuto 5 Grammy Award per il lavoro realizzato con lo stesso Chick Corea e con i Vital Information. Oltre alle sue innegabili doti di chitarrista, è stato uno dei maggiori consulenti musicali per produttori di questo strumento come Ibanez e Yamaha, che in seguito hanno anche ottenuto il permesso di utilizzare il suo nome per progettare e lanciare sul mercato nuovi modelli di chitarra e accessori elettronici di grande successo.

Sassofonista e flautista di Sacramento (California), Eric Marienthal ha dedicato la propria carriera musicale alla musica jazz, fusion e smooth jazz e anche lui può vantare collaborazioni di altissimo livello con Elton John, Barbra Streisand, Billy Joel, Stevie Wonder, Dionne Warwick, Burt BacharachDave Grusin, Lee Ritenour, David BenoitPatti AustinB.B. King e Olivia Newton-John.

Chick Corea, John Patitucci, Dave Weckl, Frank Gambale ed Eric Marienthal daranno quindi vita agli Chick Corea Elektric Band, ancora oggi vero e proprio punto di riferimento per il genere.Esordiscono proprio nel 1986 con l’album The Chick Corea Elektric Band per la GRP Records. L’anno successivo è il turno di Light Years e nel 1988, per la stessa etichetta, arriva il loro capolavoro annunciato Eye of the Beholder dove le loro sonorità elettroniche diverranno vero marchio di fabbrica. Seguiranno poi Inside Out (1990), Beneath the Mask (1991) ed Elektric Band II: Paint the World, sempre per la GRP Records. Il loro ultimo album è To the Stars (2004) ed è il primo registrato con la Stretch Records.Eye of the Beholder rimane ad oggi l’album modello della band.

Track List:

  1. Home Universe – 2:43
  2. Eternal Child – 4:51
  3. Forgotten Past – 2:58
  4. Passage – 4:55
  5. Beauty – 7:55
  6. Cascade – Part I – 1:53
  7. Cascade – Part II – 5:18
  8. Trance Dance – 5:50
  9. Eye of the Beholder – 6:38
  10. Ezinda – 6:54
  11. Amnesia – 3:26

Qui sotto i brani Eternal Child (dove viene fuori la maestria individuale di ogni strumentista) e Cascade – Part II. Mentre qui potete ascoltare tutto il disco.

Kraftwerk

Fondati nel 1970 a Düsseldorf da Ralf Hütter e Florian Schneider, i Kraftwerk sono ancora oggi giustamente considerati i pionieri della musica elettronica.

Il krautrock (anche detto Kosmische Musik o corrieri cosmici) è un termine coniato dalla stampa e critica angloamericana in riferimento alla scena musicale costituita dai gruppi attivi in Germania negli anni settanta che hanno prodotto in varia misura forme musicali nuove a partire dal rock progressivo o dalla musica elettronica tedesca (ad esempio Karlheinz Stockhausen) dei decenni precedenti.

Ed è proprio partendo dal krautrock che i Kraftwerk sperimentano nuove sonorità che daranno vita al loro album di esordio, Kraftwerk 1 (Philips, Vertigo, 1971). Ma sarà solo con il loro secondo album, Kraftwerk 2 (Philips, Vertigo, 1972) che le loro dinamiche sonore si arricchiranno con i primi strumenti elettronici.

La presenza dell’elettronica e di alcuni ritmi sintetici (brevettati dallo stesso duo tedesco), si fanno più prepotenti con il terzo album, Ralf & Florian (Philips, 1973). Con il successivo, Autobahn (Philips, Vertigo, 1974), il gruppo arriverà alla maturazione che li ha resi celebri e consegnati alla storia del genere.

Nei primi mesi del 1975 i Kraftwerk partono per un tour mondiale (in Europa ed America) proprio in seguito al successo del loro ultimo album. Alla fine dello stesso anno il gruppo pubblica Radio-Activity (Radio AktivitätCapitol Records, 1975) dal quale nasce il primo singolo in 45 giri omonimo (del quale verranno distribuite in radio tre versioni, inglese, tedesco e francese).

Due anni più tardi è il turno del sesto album che, come per Autobahn, segna il successo del gruppo a livello mondiale. Parliamo di Trans-Europe Express (Trans Europa Express, King Klang, Capitol, 1977) dedicato proprio ai treni e all’Europa e dal quale venne fuori un nuovo singolo di successo con il brano che dà il titolo all’album.

Nel 1978 tocca a The Man-Machine (Die Mensch-Maschine) prodotto da Kling Klang, EMI e Capitol. A oggi riconosciuto come il massimo lavoro dei Kraftwerk, da questo album, e per la prima volta, vengono fuori tre singoli invece di uno: The Robots, The Model e The Man-Machine. Brani che esprimono concetti moderni e precursori della musica elettronica che verrà poi.

Nel 1981, in pieno boom tecnologico, il gruppo dà vita a Computerwelt (King Klang, EMI) tradotto poi nel resto del mondo in Computer World e con il quale i Kraftwerk raggiungono l’apice del loro successo commerciale, nonostante quest’album non arrivi alle vette di quelli precedenti.

Da wikipedia:

Nel 1982, sulla scia del successo dell’album Computer World, il gruppo dà avvio ad un nuovo progetto in studio intitolato Technopop, da cui viene estratto alcuni mesi dopo un singolo intitolato Tour de France (EMI Records, 1983, della durata di 3 minuti e 45) dedicato all’omonima gara ciclistica. Il progetto Technopop si interrompe subito dopo la pubblicazione del singolo a causa di un grave incidente in bicicletta occorso a Ralf Hütter che lo lascerà in coma per un breve periodo e gli impedirà di lavorareper sei mesi. L’album vede la luce solamente quattro anni dopo, nel dicembre del 1986, con il nome di Electric Café (EMI, 1986), primo album ad essere registrato in digitale.

Tutto il resto è storia. Poco da segnalare se non The Mix (EMI, Elektra, 1991), una raccolta dei successi del gruppo pubblicati tra il 1974 e il 1986, riarrangiati e registrati in studio in digitale, Tour de France Soundtrack (EMI, 2003), il loro undicesimo album realizzato in occasione del centesimo anniversario del Tour de France e Minimum-Maximum (EMI, Toshiba, 2005), primo album live ufficiale del gruppo pubblicato in doppio CD.Da ricordare ancora The Catalogue (Der Katalog in originale, Kling Klang, EMI, Mute, Astralwerks, 2009), uno stupendo box set che comprende 8 loro album prodotti dal 1974 al 2003 (da Autobahn a Tour de France Soundtrack) rimasterizzati digitalmente.

Sade


Forse non tutti sanno che Sade non è solo la cantante nigeriana Sade Adu, ma un intero gruppo (quindi “gli” Sade) composto da Stuart Matthewman (chitarra e sassofono), Paul Spencer Denman (basso) e Andrew Hale (tastiere).

Forse non tutti sanno (e così sfatiamo questa leggenda metropolitana che dura da anni) che Sade, in inglese si pronuncia shah-day e in italiano sciadé. Quindi non vi fate sentire in giro a dire seid o sade che non è il caso.

Detto questo, il gruppo in questione è in attività sin dal 1984 con l’album del debutto, Diamond Life (Epic Records). Sono seguiti poi, sempre sotto l’egida della Epic, Promise (1985), Stronger Than Pride (1988), Love Deluxe (1992), un Best of Sade (1994), Lovers Rock (2000), Lovers Live (2002) e, dopo una piccola pausa di riflessione durata otto anni e il passaggio alla Sony Records, il gruppo torna con Soldier of Love (2010) e un’ulteriore raccolta, The Ultimate Collection (2011).

I fasti dei primi tre album, non si sono mai più ripetuti, ma quella degli Sade è una buona musica a prescindere. Qui sotto due dei loro brani più celebri, Love is Stronger Than Pride, dall’album Stronger Than Pride e I Couldn’t Love You More da Love Deluxe.

DJ Jazzy Jeff

Con il rap ho avuto dei trascorsi parecchi anni fa, in un’eserienza d’ascolto che riconduceva a due semplici parole: Public Enemy. L’Hip pop non mi è mai piaciuto. O almeno fino a un anno e mezzo fa.

Qualche volta, dove lavoro, si ascolta anche quello. E tocca proprio a me, visto che sono (contro il volere del popolo) il responsabile musicale, l’onere e l’onore di decidere cosa ascoltare e quando farlo. I poveri colleghi, straziati da troppa musica sotto tono (a non tutti piace il classic jazz o l’elettronica minimale dei Kraftwerk o degli ultimi Brian Eno, mentre il massimo del “movimento” che possono aspettarsi è fatto di Arctic Monkeys, Battles, Jamiroquai o White Stripes), richiedono spesso drastici cambiamenti. E per accontentare tutti ho cercato di inserire anche l’hip pop nei miei programmi musicali.

Beninteso, niente sullo stile di Snoop Doggy Dogg o 50 Cent, ma ho cercato qualcosa di più fine e dalle sfaccettate sonorità che andassero al di là dei video con feste tra divani zebrati, donnine che si dimenano con catenazze al collo e macchine super lusso. E a questa ricerca devo felici scoperte quali Wax Taylor (del quale parlerò poi) o, soprattutto, DJ Jazzy Jeff.

Sette album e una compilation all’attivo dal 2002 al 2007, Jeff Townes, meglio conosciuto appunto come DJ Jazzy Jeff, ha visto la propria carriera (molto nota, negli Stati Uniti) toccare l’apice con i due album The Magnificent e The Return of the Magnificent (qui sotto).

Tanto per la cronaca, questi qui sotto sono due grandiosi pezzi di Jeff:

Tanto per farla breve, i due album in questione a me sono piaciuti parecchio, tanto da farsi volentieri ascoltare più volte durante questo anno e mezzo. Poi la scoperta assurda di qualche giorno fa.

Non mi ricordo di cosa stavo leggendo su internet, quando mi si para dinanzi questa cosa. Sembra infatti che questo DJ Jazzy Jeff sia lo stesso del duo DJ Jazzy Jeff & The Fresh Prince, attivo dal 1987 al 1993. Per chi non lo sapesse, dietro il Fresh Prince del duo in questione, si cela in realtà il ben più noto Will Smith.

La cosa mi ha colto alla sprovvista e ho cercato notizie in merito. Ed è arrivata una trave d’acciaio in piena faccia. Il duo musicale, con un grande disco d’esordio alle spalle come Rock the House, era nel mezzo del proprio percorso, quando Will Smith incontrò Benny Medina che gli propose una sit-com ambientata a Beverly Hills. A Smith l’idea piacque e così fu pure per la NBC, che decise di produrre la serie con il titolo The Fresh Prince of Bel-Air. Si, sto parlando naturalmente de Il Principe di Bel-Air.

Smith decise di trovare un posto anche per il suo amico e collega musicale e così, dopo poco, anche DJ Jazzy Jeff entrò nel cast.

Ora.

Avete capito chi era nel telefilm DJ Jazzy Jeff, si?

Si. Jazz, l’amico per la pelle di Willy. Quello con gli strani camicioni e l’andatura dinoccolata. No, dico. A uno del genere non gli daresti due lire. E invece…

Pensa solo che ieri era così:


E oggi, invece, è così.

Comunque, se dovesse capitarvi tra le orecchie, dategli una possibilità. Magari partite proprio conl’album The Magnificent.