Grant Green | I Want to Hold Your Hand

Registrato il 31 marzo del 1965, I Want to Hold Your Hand rappresenta l’unica incisione di Grant Green durante una lunga pausa di registrazione con la Blue Note durata qualche anno (precisamente tra His Majesty King Fun! per la Verve del ’65 e il suo ritorno all’etichetta con Carryin’ On del ’69, mentre di mezzo ci passa solo Iron City, nel ’67, per l’etichetta 32 Jazz).

Pubblicato poi nel 1966, l’album coglie il chitarrista in gran forma su sei blues costellati da sonorità R&B ed eseguiti in quintetto con l’organista modale Larry Young (questa è la terza di tre sessioni registrate con lui), Hank Mobley al sax tenore (assente su una delle tracce) e Elvin Jones alla batteria.
I Wanna Hold Your Hand continua l’esplorazione di uno stile più morbido e melodico iniziato sul precedente album, Street of Dreams, ma questa volta toni e temi sono meno riflessivi e più coinvolgenti, grazie anche a Mobley che qui prende il posto che nei precedenti lavori di Green era di Hutcherson, accompagnando il trio di base con calore sensuale e trasporto.


In scaletta sei brani, tra standard e ballate romantiche, tra cui la bellissima title track che riprende un celebre standard pop dei Beatles
, qui sapientemente adattato dall’elegante tocco di Green, e Corcovado, standard bossa nova di Antonio Carlos Jobim, sul quale è stato effettuato un altro ottimo trattamento. Sono invece canzoni popolari Speak Low, composta da Kurt Weill e Ogden Nash nel 1943 contro la guerra, Stella by Starlight di Victor Young, suonata prima di allora da Charlie Parker nel 1952 e da Miles Davis nel 1958, e la At Long Last Love di Cole Porter (1938), resa celebre dalle interpretazioni canore di Julie London e Frank Sinatra prima e Ella Fitzgerald poi. Infine, per This Could Be the Start of Something la band torna in trio (assente il sax di Mobley) e dà spazio a tutti e tre i musicisti per i relativi assolo.

I Want to Hold Your Hand mette sotto la luce dei riflettori sia l’interazione ritmica del gruppo sia le scelte armoniche dei singoli solisti, dove al trio classico di Green si aggiunge un fiato d’eccezione, quello di Mobley, producendo alcune delle più interessanti e sofisticate performance che l’accoppiata chitarra/organo possa ricordare.

Tracklist:

  1. I Want to Hold Your Hand (J. Lennon, P. McCartney) – 7:23
  2. Speak Low (O. Nash, K. Weill) – 7:14
  3. Stella by Starlight (N. Washington, V. Young) – 6:29
  4. Corcovado (Quiet Nights) (A. C. Jobim) – 5:59
  5. This Could Be the Start of Something (S. Allen) – 7:08
  6. At Long Last Love (C. Porter) – 7:17

Musicisti:

  • Grant Green – Chitarra
  • Hank Mobley – Sax tenore (eccetto traccia 5)
  • Larry Young – Organo
  • Elvin Jones – Batteria

Larry Young | Testifying

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L’album Testifying, registrato il 2 agosto del 1960 e pubblicato dall’etichetta New Jazz nello stesso anno, segna il debutto come bandleader dell’organista jazz Larry Young.
Quello che si può ascoltare qui è uno Young appena 19enne dal timbro chiaro e pulito e che, nonostante ancora lontano dallo spirito innovativo che avrebbe accompagnato i suoi lavori successivi, appare ancora profondamente influenzato da Jimmy Smith.

Tra i musicisti che lo accompagnano, troviamo Joe Holiday al sax tenore (solo su due tracce, alle quali dona però un profondo sound R&B), Thornel Schwartz alla chitarra (non è un caso che sia uno dei performer più assidui della band di Smith) e Jimmie Smith alla batteria (caso di omonimia del tutto accidentale).

Tra standard (When I Grow Too Old to Dream e Falling in Love with Love), blues (la title track e Some Thorny Blues composte dallo stesso Young e la Wee Dot del trombonista J. J. Johnson) e ballate (Exercise for Chihuahuas e Flamingo), Testifying è uno degli album più consigliati agli appassionati dell’organo jazz e un passaggio fondamentale nella carriera di Young che, oltre a segnare un riuscito debutto, fa da trampolino alla sua precoce maturità artistica.

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Tracklist:

  1. Testifying (L. Young) – 9:52
  2. When I Grow Too Old to Dream (O. Hammerstein II, S. Romberg) – 5:15
  3. Exercise for Chihuahuas (J. Holiday) – 7:34
  4. Falling in Love with Love (L. Hart, R. Rodgers) – 5:04
  5. Some Thorny Blues (L. Young) – 6:20
  6. Wee Dot (J. J. Johnson) – 7:04
  7. Flamingo (E. Anderson, T. Grouya) – 5:23

Musicisti:

  • Larry Young – Organo
  • Joe Holiday – Sax tenore (tracce 3 e 7)
  • Thornel Schwartz – Chitarra
  • Jimmie Smith – Batteria

Larry Young | Young Blues

young blues

Young Blues è il secondo album solista dell’organista jazz Larry Young registrato il 30 settembre del 1960 e pubblicato nello stesso anno dalla Original Jazz Classics. Dopo il suo esordio ufficiale a soli 19 anni con l’album Testifying, Young mette insieme questo nuovo disco solo a qualche mese di distanza (dove nel frattempo ha compiuto 20 anni) considerato ancora oggi come uno dei migliori della sua giovinezza e quello dove riuscì a scrollarsi di dosso la pesante influenza di Jimmy Smith (vero e proprio punto di riferimento per tutti i giovani organisti dell’epoca).

Young si accompagna ad un eccellente supporto composto dal chitarrista Thornel Schwartz al top della forma, dal contrabbassista Wendell Marshall e dal batterista Jimmie Smith. Il leader del gruppo rimane in ogni caso sotto la luce dei riflettori, oscillando in modo deciso su tre sue composizioni originali (African Blues, Something New / Something Blue e la bellissima title track Young Blues), tre standard moderni (Little White Lies, Minor Dream e la Nica’s Dream di Horace Silver) e un meraviglioso blues (A Midnight Angel).

Young Blues è caldamente consigliato dalla critica per essere uno dei suoi lavori più riusciti dell’epoca pre Blue Note e mette in mostra un Larry Young già molto dotato e pronto a gestire la propria band.

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Young, tranne dove indicato diversamente.

  1. Young Blues – 6:28
  2. A Midnight Angel (M. Bailey) – 2:24
  3. African Blues – 4:55
  4. Little White Lies (W. Donaldson) – 4:15
  5. Minor Dream (R. Draper) – 5:03
  6. Something New/Something Blue – 7:25
  7. Nica’s Dream (H. Silver) – 6:39

Musicisti:

  • Larry Young – Organo
  • Thornel Schwartz – Chitarra
  • Wendell Marshall – Contrabbasso
  • James “Jimmie” Smith – Batteria

Nathan Davis | Happy Girl

happy girl

Dopo aver vissuto e lavorato per qualche tempo in Europa a metà anni ’60, e poco prima di tornare negli Stati Uniti, il sassofonista Nathan Davis registra in data 30 gennaio 1965 un’ultima sessione per l’etichetta tedesca SABA. Da quella sessione nacque l’album Happy Girl, un disco che vede il polistrumentista americano alle prese con sax tenore e soprano e con il flauto, magnificamente accompagnato da Woody Shaw alla tromba, Larry Young al piano (che per l’occasione mette da parte l’organo), Jimmy Woode al contrabbasso e Billy Brooks alla batteria.

Nel brano che apre l’album, The Flute in the Blues, Davis (al flauto) cavalca toni felici e spensierati, accompagnato solo da basso e batteria. Passa al sax tenore nella ballata standard Spring Can Really Hang You Up the Most, condita dalla suggestiva influenza di John Coltrane, ma vibrando in modo più deciso e marcato. L’originale ed esotica Evolution suona come il tipico materiale post-bop prodotto qualche anno più tardi da diversi artisti nel catalogo Blue Note. L’affascinante Theme From Zoltan mette in mostra le poliritmie inventive di Brooks e Woode e gli assoli di Shaw e dello stesso Davis. Mentre nella blueseggiante Along Came Byrd, Davis diventa grande protagonista con il sax soprano.

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Davis, tranne dove indicato.

  1. The Flute in the Blues – 4:52
  2. Spring Can Really Hang You Up the Most (F. Landesman, T. Wolf) – 6:31
  3. Happy Girl – 7:18
  4. Evolution – 7:15
  5. Theme From Zoltan – 5:20
  6. Along Came Byrd – 2:17
  7. Mister E. – 3:22

Musicisti:

  • Nathan Davis – Sax tenore, Sax soprano, Flauto
  • Woody Shaw – Tromba
  • Larry Young – Piano
  • Jimmy Woode – Contrabbasso
  • Billy Brooks – Batteria

Larry Young | Unity

Unity

Unity è il quinto album da solista dell’organista jazz Larry Young e secondo per la Blue Note che lo pubblicò nel 1965, un anno dopo il suo capolavoro Into Somethin’. Il quartetto all’opera (con Woody Shaw alla tromba, Joe Henderson al sax tenore ed Elvin Jones alla batteria) pur non esplorando pienamente l’architettura tipica del free jazz, porta avanti un discorso sperimentale e innovativo che porterà a dei risultati interessanti. Young su tutti fu chiaramente ispirato dalle esplorazioni di Ornette Coleman e John Coltrane, così come dall’espressionismo tonale messo in atto da Sonny Rollins e dalla musica modale dal taglio duro di Miles Davis e del suo quintetto.

Tre dei sei brani sono stati composti da Shaw: il primo, Zoltan, inizia con una parte della suite Háry János (opera folkloristica del celebre compositore ungherese Zoltán Kodály, al quale Young dedica il brano) per proseguire poi nel modo lidio. Il secondo, La Moontrane, è dedicata ovviamente a John Coltrane, mentre il terzo, Beyond All Limits, presenta una progressione armonica di difficile esecuzione ma, come affermò lo stesso Shaw, “una volta risolte le difficoltà inerenti la melodia, non ci sono limiti a dove si può andare con essa“.
If è una composizione di Joe Henderson e Monk’s Dream (interpretata solo da Young e da Elvin Jones) è uno standard di Thelonious Monk che non ha bisogno di presentazioni. infine, Softly, as in a Morning Sunrise è una composizione di Hammerstein & Romberg.

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Su Unity, Larry Young inizia a mostrare alcune delle sonorità tipiche che resero naturale, di lì a quelche anno, l’avvento del jazz-rock. E in questa particolare occasione, su Unity, tra barcollanti arpeggi e inversione armoniche, sforna alcune delle sue migliori performance.

Tracklist:

  1. Zoltan (Woody Shaw) – 7:41
  2. Monk’s Dream (Thelonious Monk) – 5:48
  3. If (Joe Henderson) – 6:46
  4. The Moontrane (Woody Shaw) – 7:21
  5. Softly, as in a Morning Sunrise (O. Hammerstein II, S. Romberg) – 6:24
  6. Beyond All Limits (Woody Shaw) – 6:02

Musicisti:

  • Larry Young – Organo Hammond B-3
  • Woody Shaw – Tromba
  • Joe Henderson – Sax tenore
  • Elvin Jones – Batteria

Larry Young | Groove Street

groove street

Groove Street (Prestige, 1962) è il terzo album in studio dell’organista Larry Young, terzo e ultimo registrato per l’etichetta Prestige Records e che conclude anche il suo primo periodo segnato da uno stile influenzato in modo particolare da Jimmy Smith. L’album successivo di Young, Into Somethin’, del quale ho già parlato qui, sarebbe arrivato solo due anni e mezzo dopo e avrebbe segnato l’avvio della collaborazione con la Blue Note e dove il suo stile originale sarebbe maturato fino a diventare quello che lo ha reso celebre.

Young riunisce un cast composto dal sax tenore Bill Leslie, dal chitarrista Thornel Schwartz e dal batterista Jimmie Smith (James Howard Smith, detto “Jimmie“, quindi omonimo del celebre organista americano ma senza la “y”). Questo quartetto compone alcuni notevoli originali e due standard come I Found a New Baby e Sweet Lorraine.

Nonostante nel 1962 Young fosse appena 22enne e che quest’album venga ancora compreso nei suoi album meno personali e maturi, Groove Street è un ottimo disco dove nella vena compositiva di Young scorre già sangue buonissimo, come nel caso della track title e del brano Talkin’ About J.C., esplicito omaggio a John Coltrane, che due anni dopo verrà inserito anche in apertura del disco Talkin’ About di Grant Green (post dedicato, qui) e al quale Larry Young parteciperà come sideman.

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Young, tranne dove indicato.

  1. Groove Street – 4:54
  2. I Found a New Baby (J. Palmer, S. Williams) – 5:25
  3. Sweet Lorraine (C. R. Burwell, M. Parish) – 9:24
  4. Gettin’ into It – 14:24
  5. Talkin’ About J.C. – 5:56

Musicisti:

  • Larry Young – Organo
  • Bill Leslie – Sax tenore
  • Thornel Schwartz – Chitarra
  • Jimmie Smith – Batteria

 

Grant Green | Street of Dreams

street of dreams

Dalla seconda sessione di Grant Green con l’organista Larry Young (della prima per il bellissimo Talkin’ About ho parlato qui), nasce questo Street of Dreams (Blue Note, 1966) che vede tra i pezzi da 90 all’opera anche Elvin Jones alla batteria e Bobby Hutcherson al vibrafono. Un album sognante sin dal titolo, composto solo da quattro brani tutti dagli 8 ai 10 minuti, nei quali i quattro musicisti suonano con un tocco delicato, distante dalle modalità soul-jazz degli ultimi lavori più riflessivi e introspettivi di Green. In questo album (ancora oggi forse tra i più sottovalutati dell’intera discografia del chitarrista jazz) si respira una meravigliosa luce costante, anche grazie al perfetto connubio di Hutcherson che riesce ad integrarsi perfettamente con il resto del gruppo.

Tracklist:

  1. I Wish You Love (Chauliac, Trenet) – 8:46
  2. Lazy Afternoon (Latouche, Moross) – 7:44
  3. Street of Dreams (Young, Lewis) – 9:03
  4. Somewhere in the Night (Gordon, Myrow) – 8:01

Musicisti:

  • Grant Green – Chitarra
  • Bobby Hutcherson – Vibrafono
  • Larry Young – Organo
  • Elvin Jones – Batteria

 

Larry Young | Into Somethin’

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Into Somethin’ (Blue Note, 1965) è un album dell’organista jazz Larry Young al debutto per la Blue Note Records e che ripropone il notevole terzetto composto da Young stesso, Grant Green alla chitarra ed Elvin Jones alle percussioni. Musicisti già ampiamente rodati e abituati a collaborare tra loro, soprattutto nei lavori da leader di Grant Green (vedi il suo Talkin’ About del quale ho parlato qui). Si dice anzi che questo disco sia nato da una delle innumerevoli sessioni dei tre musicisti e che inizialmente anche questo dovesse essere firmato da Green e solo successivamente i tre decisero di lasciarlo a Young, proprio per segnare il suo debutto alla Blue Note.

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Aggiunta di classe a questo cast già stellare di suo, un Sam Rivers in piena forma al sax tenore (una vera e propria lezione di fraseggio, da lui, ci viene data nel brano di apertura del disco).

Tracklist:
Tutte le composizioni sono di Young, tranne dove indicato diversamente.

  1. Tyrone – 9:40
  2. Plaza De Toros (Green) – 9:39
  3. Paris Eyes – 6:42
  4. Backup – 8:40
  5. Ritha – 6:45

Musicisti:

  • Larry Young – Organo
  • Sam Rivers – Sax tenore (tracce 1-4)
  • Grant Green – Chitarra
  • Elvin Jones – Batteria

 

Grant Green | Talkin’ About

talkin' about

Talkin ‘About! (Blue Note, 1964) è un album tra i più ispirati del chitarrista jazz Grant Green. Il disco ripercorre un’affascinante via di mezzo tra il soul-jazz dei primi periodi del musicista e le dinamiche modali delle sue opere più recenti. Il terzetto all’opera in questo piccolo capolavoro comprende, oltre lo stesso Green, anche un ispiratissimo Elvin Jones (all’epoca al centro delle incisioni con il quintetto Coltraniano su Crescent e A Love Supreme) e l’organista Larry Young (da qualcuno definito come il John Coltrane dell’Hammond B3).

A proposito della tracktitle, sul sito SentireAscoltareStefano Solventi scrive:

Talkin’ About J.C. omaggia esplicitamente John Coltrane, aprendo la scaletta all’insegna d’uno swing arguto messo insieme intrecciando sottigliezze modali d’organo e chitarra sulla trama impalpabile e febbrile del drumming

Tracklist:

  1. Talkin’ About J.C. (Young) – 11:45
  2. People (Merrill, Styne) – 7:28
  3. Luny Tune (Young) – 7:43
  4. You Don’t Know What Love Is (De Paul, Raye) – 7:38
  5. I’m an Old Cowhand (From the Rio Grande) (Mercer) – 6:31

Musicisti:

  • Grant Green – Chitarra
  • Larry Young – Organo
  • Elvin Jones – Batteria